Pandemia di COVID-19 del 2020 in Italia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. • 23 marzo 2020

La pandemia di COVID-19 del 2020 in Italia ha avuto le sue manifestazioni epidemiche iniziali il 30 gennaio, quando due turisti provenienti dalla Cina sono risultati positivi per il virus SARS-CoV-2 a Roma. Un focolaio di infezioni di COVID-19 è stato successivamente rilevato a partire da 16 casi confermati in Lombardia il 21 febbraio, aumentati a 60 il giorno successivo con i primi decessi segnalati negli stessi giorni.

Alla data del 22 marzo 2020 sono stati registrati 59 138 casi positivi di coronavirus, tra cui 7 024 persone guarite e 5 476 persone decedute, e sono stati effettuati 258 402 tamponi per il virus, rendendo l'Italia il secondo paese per numero di infezioni al mondo, dopo la Cina, e il primo al mondo per numero di casi attivi e decessi.

A marzo 2020, l'Italia risulta essere colpita più duramente che qualsiasi altro paese in Europa dalla pandemia della COVID-19. L'Italia è stata il primo dei soli due paesi in Europa a sospendere tutti i voli diretti da e verso la Cina, trattando l'epidemia con una delle misure più drastiche nell'UE.

Tra le prime misure di contenimento dell'infezione c'è stata la messa in quarantena di 11 comuni dell'Italia settentrionale (in Lombardia e in Veneto). Il 23 febbraio il Consiglio dei ministri emana il decreto-legge n. 6, che sancisce la chiusura totale dei comuni con focolai attivi e la sospensione di manifestazioni ed eventi sugli stessi comuni; nei giorni successivi il premier Conte emana una serie di decreti attuativi (DPCM) in cui le misure di restrizione si fanno progressivamente più ferree ed estese via via all'intero territorio nazionale: DPCM del 25 febbraio, del 1° marzo, del 4 marzo, dell'8 marzo, delľ11 marzo, del 22 marzo 2020.


Diffusione della pandemia in Italia

Evoluzione dei casi di Covid-19 in Italia al 22 marzo 2020


Evoluzione delle tipologie dei casi attivi di Covid-19 in Italia al 22 marzo 2020.
Primi casi confermati
Alla fine di gennaio 2020, in seguito agli sviluppi della pandemia nella Cina continentale, negli aeroporti di Leonardo da Vinci-Fiumicino e di Milano Malpensa sono state istituite misure di screening avanzate, tra cui misurazioni termiche e presenza attiva di personale medico.

Il 31 gennaio sono stati confermati i primi due casi a Roma, una coppia di turisti cinesi di 66 e 67 anni originari della provincia di Hubei e sbarcati il 23 gennaio all'aeroporto di Milano-Malpensa e che avevano visitato la Capitale su di un autobus turistico, sono risultati positivi per il virus SARS-CoV-2 e sono stati ricoverati in ospedale presso l'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani.[12] Il governo italiano ha sospeso tutti i voli da e per la Cina e ha dichiarato lo stato di emergenza. Il primo ministro Giuseppe Conte ha dichiarato che l'Italia è il primo paese dell'Ue a prendere questa misura precauzionale.

Il 2 febbraio, a poco meno di 48 ore dal ricovero dei due turisti cinesi presso l'Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, i virologi sono riusciti ad isolare la sequenza genomica del virus.

Il 3 febbraio vengono rimpatriati dalla Cina con un volo speciale dell'Aeronautica militare italiana 56 cittadini italiani residenti a Wuhan, trasferiti poi in quarantena presso la cittadella militare della Cecchignola. Il 6 febbraio venne confermato come infetto uno degli italiani rimpatriati, dichiarato poi guarito il 22 febbraio.
Focolaio in Lombardia

22 febbraio 2020: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presiede la riunione del Comitato operativo sul coronavirus presso il Dipartimento della Protezione Civile. Al vertice partecipano il capo del Dipartimento della Protezione Civile e commissario straordinario Angelo Borrelli, il ministro della Salute Roberto Speranza, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli.
Il 21 febbraio sono stati confermati altri sedici casi (quattordici in Lombardia, due in Veneto). Un italiano di 38 anni a Codogno, in provincia di Lodi, in Lombardia, ha riscontrato problemi respiratori. Il paziente, la moglie incinta e un amico sono risultati positivi. Altri tre casi sono stati confermati lo stesso giorno dopo che i pazienti hanno riportato sintomi di polmonite. Dopo questi casi, sono state eseguite verifiche e controlli approfonditi su tutte le persone che erano state eventualmente in contatto o nelle vicinanze dei soggetti infetti.

Il 22 febbraio un secondo paziente infetto da coronavirus è morto in Lombardia.[21] Comprese le due vittime, il numero di casi in Italia è salito a 79. Dei 76 casi recentemente scoperti, 54 sono riscontrati in Lombardia, tra cui un paziente dell'ospedale San Raffaele di Milano e 8 pazienti nel Policlinico San Matteo di Pavia,[24] 17 in Veneto, 2 in Emilia-Romagna, 2 in Lazio e 1 in Piemonte.

Il 23 febbraio una donna di 68 anni, che soffriva di cancro, è morta a Crema, diventando la terza vittima italiana del virus. Il numero di casi in Italia è salito a 152, inclusi quattordici pazienti in trattamento presso il Policlinico San Matteo di Pavia.
Il 24 febbraio sono morti un uomo di 84 anni di Bergamo, uno di 88 anni di Caselle Landi e due uomini di Castiglione d'Adda – rispettivamente di 80 e 62 anni; tutti avevano altre patologie pregresse.
Il 25 febbraio i casi in Emilia-Romagna salgono a 23, diffusi tra le province di Piacenza, Parma e Modena, ricondotti al focolaio lombardo.
Un nuovo focolaio legato a quello lombardo si registra nel Mezzogiorno, a Palermo, con il ricovero di una turista di 60 anni proveniente da Bergamo, risultata positiva ed è stata ricoverata all'Ospedale Cervello. Un uomo di 49 anni che in precedenza aveva visitato Codogno è risultato positivo a Pescia, in Toscana.

La Liguria ha successivamente confermato che una 72enne turista di Castiglione d'Adda si è dimostrata positiva ad Alassio mentre era in un albergo. La donna è stata curata in un ospedale di Genova. Più tardi nel corso della giornata, è stato confermato un secondo caso in Liguria, un uomo di 54 anni che ha visitato Codogno per un lavoro è risultato positivo alla Spezia.


Controlli sanitari presso l'aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna.
Il 26 febbraio, un uomo di 69 anni di Lodi con condizioni mediche preesistenti è deceduto in Emilia-Romagna.

Ulteriori casi riguardanti sei minori sono stati identificati in Lombardia. Una bambina di 4 anni di Castiglione d'Adda è stata ricoverata al Policlinico San Matteo di Pavia, una quindicenne è stata ricoverata all'ospedale Seriate di Bergamo. Due bambini di 10 anni di Cremona e Lodi sono stati giudicati positivi e dimessi. Anche un diciassettenne della Valtellina, che ha frequentato una scuola a Codogno, e un suo compagno di scuola di Sondrio, sono risultati positivi.
La Puglia ha confermato che un uomo di 33 anni di Taranto, tornato da Codogno il 23 gennaio, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'Ospedale San Giuseppe Moscati.

Un consigliere del governatore lombardo Attilio Fontana è risultato positivo al SARS-CoV-2. Sebbene Fontana risultasse negativo, decide di mettersi in isolamento preventivo.

La Campania ha confermato due nuovi casi di COVID-19. Una donna di 24 anni di Caserta, che in precedenza aveva visitato Milano, è risultata positiva. Una donna ucraina di 25 anni di Cremona, che in precedenza aveva visitato la Lombardia, arrivata al pronto soccorso in un ospedale di Vallo della Lucania è risultata positiva. Entrambe sono state trasferite all'Ospedale Domenico Cotugno di Napoli, dove sono state sottoposte ad isolamento.

Il 27 febbraio l'Abruzzo ha confermato che un uomo di 50 anni della Brianza, in Lombardia, è risultato positivo ed è stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale Giuseppe Manzini di Teramo. Lui e la sua famiglia alloggiavano nella propria casa per le vacanze a Roseto degli Abruzzi.

Ancora il 1 marzo vengono confermati un caso di contagio nel foggiano, riguardante una 74enne proveniente dalla zona del focolaio lombardo, e di un militare 29enne, in ritiro a Bari, con sintomi influenzali successivamente confermati tramite tampone e posto in isolamento presso il Policlinico della città.

Al 27 febbraio, ci sono stati 403 casi confermati e 37 guarigioni in Lombardia.
Al 4 marzo i casi confermati in Italia sono saliti a 3.089, i decessi a 107 e i pazienti guariti a 276. La pandemia si mantiene in fase di crescita e il governo parla di creare una nuova zona rossa nella provincia di Bergamo visto l'elevato numero di contagi in questa zona.[48]

Focolaio in Veneto

Punto di pronto soccorso della Protezione civile a Padova.
Il 21 febbraio due persone sono state riscontrate positive per le infezioni da COVID-19 in Veneto. Il giorno successivo, uno di loro, un uomo di 78 anni è deceduto all'Ospedale di Schiavonia di Padova, diventando la prima vittima del virus in Italia. L'uomo viveva nel comune di Vo', che è stato consequenzialmente messo in quarantena.
Il 23 febbraio sono state segnalate in totale 25 infezioni in Veneto, che salgono a 32 il 24 febbraio

Il 25 febbraio una donna di 76 anni con condizioni mediche preesistenti è deceduta a Treviso.

Il 26 febbraio è stato identificato un caso aggiuntivo riguardante un minore. Una bambina di 8 anni, proveniente da Codevigo, è risultata positiva.
Al 27 febbraio ci sono stati 111 casi confermati in Veneto, con 42 casi nel comune di Vo', inclusi i due decessi.

Il 28 febbraio il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha annunciato che, dopo i primi due casi, ha ordinato a tutti i residenti a Vo' di essere sottoposti a test. Su 6,800 tamponi, solo l'1,7% sono stati confermati positivi. Questo studio epidemiologico viene usato dall'Università di Padova per studiare la pandemia.

Al 28 febbraio ci sono 151 casi confermati in Veneto, con 70 casi nel comune di Vo', incluse due morti.
Diffusione nelle altre regioni
Numerosi casi di COVID-19 sono emersi in tutte le altre regioni che potrebbero essere isolate e non associate ai focolai del Nord Italia.

Il 25 febbraio 2020, il primo caso a Firenze, in Toscana, ha coinvolto un imprenditore di 63 anni con società in Asia, tornato dalle Filippine e da Singapore il 6 gennaio. È risultato positivo al SARS-CoV-2 ed è stato ricoverato all'ospedale di Santa Maria Annunziata.

Il primo caso a Rimini riguarda un 71enne di Cattolica, tornato dalla Romania il 22 febbraio. È risultato positivo ed è stato ricoverato all'ospedale Infermi. Anche un uomo di 51 anni di Piandimeleto, che fu in Romania con lui, è risultato positivo e si è sottoposto ad auto-quarantena a casa. Il 26 febbraio, una delle persone con cui ha interagito in Romania è risultata positiva.

Il primo caso di infezione da COVID-19 in Friuli Venezia Giulia è a Gorizia.

Il primo caso nella provincia di Lecce viene registrato il 2 marzo 2020 all'Ospedale di Galatina. 

Alla data del 3 marzo 2020, col primo contagiato in Valle d'Aosta, tutte le regioni italiane registrano come confermato almeno un caso di infezione, mentre in data 18 marzo 2020, coi primi casi a Isernia, viene riscontrato almeno un caso positivo al coronavirus in ogni provincia italiana.

Parametri applicati
Il 28 febbraio il Ministero della Salute annuncia linee guida per il conteggio dei casi: sono date nuove indicazioni sulla definizione di "caso confermato", "caso sospetto", "caso probabile".  Non vengono più riportati i casi asintomatici (tamponi risultati positivi da persone che non presentavano sintomi), che risultavano dal 40 al 50% di tutti i casi segnalati. Queste persone dovranno seguire l'isolamento domiciliare e verranno seguite con nuovi test fino a quando non risultino negative.

Gestione della pandemia
Alle persone con sintomi è fatto obbligo per decreto di chiamare il numero di emergenza 112 invece di andare direttamente in ospedale per limitare la diffusione della malattia.

Il Ministero della Salute ha fornito un sito web e un numero telefonico (1500) con cui le persone possono ottenere gli aggiornamenti e informazioni sulla situazione della pandemia di coronavirus in Italia, nonché segnalare casi sospetti. L’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute hanno anche pubblicato un primo manifesto, con il supporto degli Ordini professionali di medici, farmacisti, veterinari e infermieri e delle principali società scientifiche e associazioni professionali, oltre che della Conferenza Stato-Regioni, che elenca dieci punti con le indicazioni su come lavarsi le mani, pulire le superfici e confutando le principali false notizie.

Il Ministero della Salute ha attivato dall'8 gennaio 2020 controlli sui voli diretti provenienti inizialmente da Wuhan, in seguito estesi a tutti voli provenienti dalla Cina, con misurazione della temperatura dei passeggeri prima dello sbarco in Italia. Il 22 gennaio il ministero ha dichiarato che in Italia non vi era circolazione virale, ed è stata avviata una sorveglianza specifica per la COVID-19 e sono state fornite istruzioni per la gestione dei potenziali casi e per la gestione delle persone provenienti dalle aree affette in Cina, e per i lavoratori a contatto con il pubblico.

Il 21 febbraio il ministro della Salute ha diramato un'ordinanza che prevedeva la quarantena obbligatoria per chi fosse stato a contatto con persone positive per l'infezione virale, e sorveglianza attiva e permanenza domiciliare per chi fosse stato nelle aree a rischio nei 14 giorni precedenti, con obbligo di segnalazione alle autorità sanitarie locali. Lo stesso giorno ha aggiunto un'ordinanza firmata in modo congiunto con la presidenza della Regione Lombardia, che sospendeva tutte le manifestazioni pubbliche, le attività commerciali non di pubblica utilità, le attività lavorative e ludiche e sportive, e chiudeva le scuole in dieci comuni (Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano). L'ordinanza non aveva una durata prestabilita, poiché la situazione sarebbe stata monitorata giorno per giorno e le decisioni assunte in base all'evoluzione del quadro generale.

Il giorno successivo, il Consiglio dei ministri ha annunciato un nuovo decreto-legge per contenere la pandemia, che prevede la quarantena di oltre 50 000 persone provenienti da 11 comuni diversi del Nord Italia. Il decreto emanato, attuato dal 23 febbraio, impone l'isolamento dei dieci comuni del lodigiano già interessati dalla pandemia, e del comune di Vo' in provincia di Padova. Il decreto comporta anche la sospensione, in queste zone, delle manifestazioni e iniziative di qualsiasi natura sia pubbliche che private, chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura e di tutte le attività commerciali (escluse quelle di vendita di beni di prima necessità, usufruibili con l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale). I servizi ferroviari regionali per le aree più colpite sono stati sospesi, sopprimendo le fermate alle stazioni di Codogno, Maleo e Casalpusterlengo.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato: "Nelle aree di focolaio, l'ingresso e l'uscita non saranno consentiti. La sospensione delle attività lavorative e degli eventi sportivi è già stata ordinata in tali zone". Il ministro della sanità Roberto Speranza ha aggiunto: "L'autorità sanitaria locale adotterà le misure di quarantena, sotto una sorveglianza attiva o, in presenza di condizioni difficili, misure alternative di efficacia equivalente. Esiste l'obbligo di comunicare al dipartimento di prevenzione delle autorità sanitarie locali di aver soggiornato nelle aree di pandemia. Il mancato rispetto delle misure previste costituirà una violazione dell'ordinanza".

Il governo ha annunciato l'invio delle forze armate per imporre il blocco dei comuni in quarantena. Le sanzioni per violazione del blocco variano da una multa di 206 euro a 3 mesi di reclusione. Il controllo era formato da 35 varchi presidiati da un totale di 400 agenti di forze dell'ordine ed esercito. Nonostante tale misura di sicurezza, sono comunque capitati casi di persone che riuscissero ad eludere tali controlli scappando dalla zona di quarantena.

I decreti attuativi

Con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 25 febbraio, relativo alle regioni Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria, si estendono i provvedimenti governativi oltre agli 11 comuni epicentro dei focolai di coronavirus, con disposizioni principalmente relative a scuole, musei, uffici giudiziari, telelavoro, valide fino al 15 marzo: viene confermata la sospensione di tutti gli eventi sportivi nelle suddette regioni, consentendo lo svolgimento di gare e partite "a porte chiuse". Il giorno successivo viene pubblicato un decreto valevole per le altre regioni, al fine di interrompere la proliferazione di ordinanze difformi tra una regione e l'altra, che descrive le misure di prevenzione da adottare per prevenire la diffusione della malattia, e misure per la profilassi ed il trattamento dei soggetti che hanno soggiornato nelle aree della Cina o nei comuni con trasmissione locale del virus.

Il 1º marzo un nuovo decreto del presidente del Consiglio recepisce e proroga alcune delle misure precedenti e ne introduce ulteriori, per garantire uniformità su tutto il territorio nazionale. Con l'entrata in vigore di questo decreto cessa la vigenza di tutti quelli precedenti, e distingue le misure sulla base di aree geografiche:

Misure applicabili negli 11 comuni della “zona rossa” (Bertonico; Casalpusterlengo; Castelgerundo; Castiglione d'Adda; Codogno; Fombio; Maleo; San Fiorano; Somaglia; Terranova dei Passerini; Vo')
Misure applicabili nelle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, e nelle province di Pesaro-Urbino e di Savona
Misure applicabili nelle province di Bergamo, Lodi, Piacenza e Cremona
Misure applicabili nella regione Lombardia e nella provincia di Piacenza
Misure applicabili sull'intero territorio nazionale
Il 4 marzo 2020 con un ulteriore decreto presidenziale il governo annuncia misure valide sull'intero territorio nazionale: la sospensione delle attività didattiche in tutte le scuole di ogni grado e università fino al 15 marzo seguente[96][97], la chiusura delle porte di tutti gli stadi a livello nazionale fino al 3 aprile ed indicazioni riguardanti l'accesso di parenti e visitatori alle strutture sanitarie, e per gli istituti penitenziari e penali per minori.


Le province italiane oggetto delle misure restrittive definite con il decreto dell'8 marzo 2020.
Nella notte tra 7 e 8 marzo 2020 il presidente del Consiglio ha emanato un nuovo decreto, che sostituisce i DPCM del 1º e del 4 marzo,[100] con misure restrittive che si applicano alla Lombardia e a 14 province del Centro-Nord (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell'Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia) per un totale di 16 milioni di persone, ed altre che interessano tutta Italia.[101] Con questo decreto vengono abolite le cosiddette "zone rosse" stabilite all’inizio della pandemia, e si vieta ogni spostamento da e per i territori soggetti a restrizione, nonché all'interno dei territori stessi.

Già verso la sera del 7 marzo era trapelata sul web una bozza del decreto, causando una "fuga generale" di molti lavoratori e studenti originari del sud Italia, verso le loro regioni natie, al fine di evitare di rimanere bloccati nelle zone che sarebbero state poste sotto quarantena nelle ore successive. Per evitare che questo esodo verso il sud Italia provocasse un'ulteriore velocizzazione della trasmissione della pandemia nelle regioni del sud Italia, sono stati imposti, da parte delle regioni del Mezzogiorno, controlli e quarantene a tutti coloro che sarebbero giunti tramite autobus e treni. La notizia delle restrizioni ha scatenato molte rivolte nelle carceri di tutta Italia, a causa della sospensione di colloqui e visite dei familiari ai detenuti e della limitazione dei regimi di semilibertà. Nel carcere Sant'Anna di Modena e in quello di Rieti sono morte complessivamente dodici persone mentre altre decine sono rimaste ferite o intossicate nei vari incendi scoppiati anche negli altri istituti.


La prima pagina de La Repubblica appesa in una strada di Bologna il 10 marzo 2020, il giorno in cui tutta l'Italia è stata proclamata zona rossa
L'11 marzo viene poi pubblicato il "Decreto #IoRestoaCasa", l'ultimo provvedimento che estende a tutto il territorio nazionale quanto già previsto col decreto dell'8 marzo,[109] in vigore fino al 3 aprile 2020: vengono sospese le comuni attività commerciali al dettaglio, i servizi di ristorazione, sono vietati gli assembramenti di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico.

Nella tarda serata del 21 marzo 2020, in diretta nazionale alle ore 23:30 circa, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia l'attuazione di misure più stringenti che prevedono la chiusura di tutte quelle attività non ritenute necessarie per la filiera produttiva italiana in relazione alla situazione contingente. Il 22 marzo 2020 è stata adottata congiuntamente dal Ministro della Salute e dal Ministro dell'Interno una nuova ordinanza che vieta a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Lo stesso giorno viene firmato sempre dal Presidente Conte il nuovo DPCM relativo alla chiusura di tutte le attività non necessarie, pubblicando anche una lista di tutte quelle che invece, al contrario, vengono ritenute necessarie e strategiche, con validità dal 23 marzo e fino al 3 aprile.

Provvedimenti locali
Liguria
La Liguria è la prima regione italiana a dotarsi di una nave ospedale che dovrebbe essere operativa a partire da lunedì 23 marzo. Il traghetto Splendid della compagnia Grandi Navi Veloci ospiterà 25 posti letto per pazienti dimessi dagli ospedali del territorio. Il numero è incrementabile fino ad un masismo di 400 unità.
Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna

Tende della protezione civile davanti al Policlinico di Verona montate in occasione dell'epidemia.
Fin dai primi giorni dopo l'individuazione dei casi infetti, in Lombardia e Veneto, regioni in cui erano presenti i primi e principali focolai dell'infezione, tutti gli eventi pubblici sono stati cancellati e sono state limitate alcune attività commerciali. È stata disposta la chiusura al pubblico dei musei e degli altri luoghi della cultura (quali teatri, cinema e biblioteche), sono state sospese le celebrazioni delle messe e altre riunioni religiose aperte ai fedeli (con l'eccezione di matrimoni e funerali, da celebrare in forma privata con la presenza di pochi parenti stretti) e sono stati sospesi i viaggi d'istruzione in Italia e all'estero.

Il 22 febbraio il sindaco di Vo' firma un'ordinanza simile a quella firmata – il giorno precedente – dal Ministero della salute e regione Lombardia, per vietare nel territorio comunale tutte le attività sportive, ludiche, religiose e lavorative, con contestuale interdizione delle fermate dei mezzi pubblici.

Il 23 febbraio la regione Lombardia dichiara di avere diviso la regione in due aree: la "zona rossa" (il basso lodigiano), completamente isolata, e la "zona gialla", cioè la parte restante della regione, soggetta a limitazioni per 7 giorni, eventualmente prorogabili a 14: ai locali di aggregazione, quali bar, pub e discoteche, è stata ordinata la chiusura dalle ore 18:00 alle ore 6:00, mentre ai centri commerciali è stata vietata l'apertura nei giorni di sabato e domenica, con l'eccezione degli esercizi che vendono prodotti alimentari.

Le regioni di Lombardia e Veneto hanno attivato due numeri verdi per i cittadini che temono di essere entrati in contatto con soggetti infetti e successivamente anche il Piemonte ha reso operativo un numero verde per le informazioni sulla COVID-19.[127]

Le università e le scuole di ogni ordine e grado, in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna sospendono tutte le attività dal 23 febbraio al 1° marzo, anche su invito del Ministero dell'istruzione.

Il 23 febbraio sono state annullate quattro partite di Serie A (Inter-Sampdoria, Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Torino-Parma) oltre a vari eventi sportivi che si dovevano disputare in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Le autorità venete hanno annullato gli ultimi due giorni del Carnevale di Venezia.

A metà marzo, un'azienda tessile di Besozzo[138] e la "Grafica Veneta" di Trebaseleghe hanno riconvertito la loro produzione, iniziando a fornire particolari mascherine facciali utilizzabili come dispositivi di protezione individuale, che saranno distribuiti alla popolazione tramite la Protezione Civile.

A partire dalla metà di marzo, il comune di Bergamo ha visto incrementare il numero dei morti, a tal punto da aver saturato la capacità dei forni crematori cittadini. É stato quindi necessario, nei giorni del 18 e 21 marzo, l'intervento dei camion dell'Esercito Italiano che portassero i feretri in altre regioni del nord Italia per la cremazione. 

Friuli Venezia Giulia

Trasporto di pazienti in bio-contenimento da parte dell'Aeronautica Militare (20 marzo 2020)
Da lunedì 24 febbraio 2020 in Friuli-Venezia Giulia, nelle università sono state sospese le attività didattiche, gli esami, le conferenze o i dibattiti, come anche nei servizi educativi dell'infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché nei corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per anziani (ad esclusione degli specializzandi e tirocinanti delle professioni sanitarie) salvo le attività formative svolte a distanza; sospese e rinviate le manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, e gli eventi ed ogni forma di aggregazione in luogo pubblico o privato, anche di natura culturale, ludico, sportiva e religiosa, come anche i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura.

Il 1º marzo viene emanata una nuova ordinanza, con cui la Regione decide di allungare i termini di chiusura di scuole e università fino all'8 marzo.

Marche
Il 25 febbraio il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli dispone, con ordinanza, la chiusura di tutte le scuole e le università nel territorio regionale nonostante l'assenza di contagi.

Tale scelta, motivata dalla necessità di prevenire i contagi provenienti dal vicino comune di Cattolica, è stata criticata dal Governo, che ha espresso l'intenzione di ottenere l'annullamento dell'ordinanza. Il 27 febbraio il TAR Marche, in sede cautelare, dispone la sospensione dell'ordinanza regionale, riaprendo di fatto le scuole e le università in tutto il territorio delle Marche. Tale sospensione viene motivata sulla circostanza che al momento dell'emissione non vi erano contagi nell'area marchigiana: la presenza di persone infette sul territorio regionale, infatti, avrebbe legittimato l'adozione di misure straordinarie.

Preso atto della sospensione, il presidente della regione emette, dopo poche ore, una nuova ordinanza identica alla precedente nei contenuti ma con durata minore (due giorni, fino al 29 febbraio), basata sulla presenza di sei casi di contagi da coronavirus che nel frattempo si erano verificati nelle Marche.[153]

Trentino-Alto Adige
Il 22 febbraio la provincia autonoma di Trento ha ordinato la sospensione delle attività didattiche di ogni ordine e grado per i giorni 24 e 25 febbraio, sospensione poi prorogata al 2 marzo con una nuova ordinanza del 24 febbraio.

Il giorno successivo, con un'ordinanza del presidente Arno Kompatscher, anche la provincia autonoma di Bolzano ha disposto la chiusura di asili nido e microstrutture per la prima infanzia, la sospensione delle attività didattiche della Libera Università di Bolzano, della Scuola Provinciale Superiore di Sanità Claudiana e del Conservatorio Claudio Monteverdi per la settimana dal 24 febbraio al 1° marzo.[156] Le restanti scuole erano già chiuse negli stessi giorni per le tradizionali vacanze di carnevale. Il successivo 26 febbraio, una nuova ordinanza ha confermato la riapertura delle scuole di ogni ordine e grado a partire dal successivo 2 marzo, sospendendo al contempo i viaggi di istruzione fino al 15 marzo.

In provincia di Trento con l'ordinanza del 24 febbraio sono state inoltre sospese tutte le manifestazioni legate al martedì grasso ed in generale al Carnevale, dopo che già molti eventi previsti domenica 23 erano stati annullati dalle autorità locali o per iniziativa dei comitati organizzatori; in provincia di Bolzano sono state invece confermate le manifestazioni all'aperto, come quella di chiusura del Carnevale di Laives, mentre sono state annullate quelle al chiuso.

Dopo che venne confermata la notizia che alcuni turisti tedeschi che avevano soggiornato in Val Venosta, Val Gardena e Val Badia, una volta tornati in patria erano stati trovati positivi, il 3 marzo la provincia autonoma di Bolzano dispose nuovamente la chiusura delle scuole, limitatamente ai comuni di Selva di Val Gardena, Santa Cristina Val Gardena, Dobbiaco, Monguelfo-Tesido, Predoi e Badia, prevedendo altresì, negli stessi comuni, altre misure precauzionali.

Sicilia
Il 16 marzo la Regione Siciliana, in accordo con il Ministero dei Trasporti che ha firmato il decreto la notte del 15 marzo (D.M.118/2020[161]), chiude l'accesso alla Regione con il blocco di tutti i collegamenti e i controlli dei passeggeri effettuati dall'Esercito[162][163]. Un provvedimento che si è reso necessario dopo l'ordinanza del 13 marzo sugli spostamenti all'interno del territorio isolano, compresi aeroporti, porti e stretto di Messina. Cosicché, fino al 25 marzo, il traghettamento nello stretto di Messina, tranne eventuali deroghe, per motivi di necessità, lavoro o salute, avviene soltanto con un lasciapassare della Regione, non più tramite l'autocertificazione prevista dal DPCM dell'8 marzo.

Per contrastare il numero dei contagi di ritorno, il presidente della Regione Nello Musumeci aveva invocato – fin dal 27 febbraio – l'intervento militare per contrastare gli arrivi dal Nord Italia, invitando i cittadini residenti a non tornare in Sicilia. Intanto, dal 3 marzo per disposizione della Regione, chiunque abbia fatto ingresso dalla penisola a partire dal 22 febbraio scorso, dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico o sia transitato e abbia sostato nei territori indicati dal DPCM dell'8 marzo, ha il dovere di informare il medico di base e di porsi in autoisolamento, iscrivendosi al portale appositamente creato per coloro che sono rientrati. Alla data del 20 marzo sono trentasettemila i Siciliani registrati nella piattaforma digitale, tutti provenienti dai confini oltre lo Stretto.

In risposta all'impennata di nuovi casi, la nuova ordinanza del 19 marzo regola provvedimenti nell'azione di contenimento e di prevenzione dell'emergenza epidemiologica, in materie igienico-sanitarie, commercio, trasporti pubblici e ulteriori misure: si dispone una generalizzata sanificazione di strade e uffici pubblici (compresi gli edifici scolastici); si regolamentano le modalità d'apertura degli esercizi commerciali e delle rivendite di tabacchi; si indicano le modalità d'uso del trasporto urbano; si consentono gli spostamenti con l'animale da affezione, per le sue deiezioni, soltanto in prossimità della propria abitazione; si impone il divieto assoluto di tutte le attività sportive e il numero delle uscite da casa per gli acquisti limitatamente una volta al giorno; si istituisce una linea telefonica dedicata per i contatti tra sindaci e presidenza.

Altri provvedimenti
Trenitalia e Italo, i principali fornitori del servizio ferroviario ad alta velocità italiano, hanno ordinato l'installazione di distributori di disinfettanti per le mani su tutti i treni, la distribuzione di maschere, guanti monouso e disinfettanti a tutto il personale di bordo.
La nave da soccorso Ocean Viking gestita da Medici senza frontiere e SOS Mediteranee, che trasportava quasi 300 passeggeri, è stata messa in quarantena per 14 giorni a Pozzallo, in Sicilia,[175] mentre il 25 febbraio, a seguito delle segnalazioni, le scuole di Palermo e delle Marche vengono chiuse rispettivamente sino al 3 e al 4 marzo.
Alitalia dal 9 marzo sospende i voli su Malpensa, mentre fornisce da Linate solo collegamenti nazionali. FlixBus, la compagnia tedesca di autobus low-cost, sospende dal 10 marzo al 3 aprile tutti i collegamenti nazionali.

Reazioni all'estero

     Italia
     Ingresso vietato alle persone provenienti dall'Italia
     Ingresso vietato alle persone provenienti da determinate aree d'Italia
     Quarantena obbligatoria per le persone provenienti dall'Italia
     Quarantena obbligatoria alle persone provenienti da determinate aree d'Italia
Aggiornata al 23 marzo 2020
La sera del 23 febbraio 2020 l'Austria ha sospeso tutti i treni da e per l'Italia per un paio d'ore a causa di sospetti casi di COVID-19.

La Romania ha istituito in parallelo una quarantena per i cittadini italiani in arrivo dalla Lombardia e dal Veneto.

Il volo Alitalia AZ 772, decollato la sera del 23 febbraio 2020 da Roma e diretto alle Mauritius, è stato fermato dalle autorità mauriziane che hanno chiesto la quarantena obbligatoria oppure il rimpatrio dei passeggeri provenienti da Lombardia e Veneto, anche se senza sintomi.

In seguito all'esito positivo al virus su un medico italiano in vacanza a Tenerife, tutti gli ospiti dell'hotel H10 Costa Adeje Palace di Adeje sono stati posti in quarantena.

Il 25 febbraio il Kuwait ha disposto la sospensione di tutti i voli provenienti dall'Italia, oltre che da Corea del Sud e Thailandia. Il Regno Unito ha invece imposto l'auto-isolamento obbligatorio per chi arriva dal Nord Italia (a nord di Pisa, Firenze e Rimini).

Dal 25 febbraio la Croazia ha esteso alle persone provenienti delle regioni italiane considerate a rischio i controlli sanitari alla frontiera. Le persone che presentano i sintomi potranno essere poste in quarantena o respinte alla frontiera. Chi invece non presentasse sintomi sarà obbligato ad effettuare controlli quotidiani per 14 giorni.
Arabia Saudita, El Salvador, Giordania, Iraq, Israele e Seychelles vietano l'ingresso nel territorio nazionale ai provenienti dall'Italia.
Il 28 febbraio, la Germania ha adottato nuove misure di sicurezza sanitaria per includere le norme relative ai viaggi aerei e marittimi, imponendo ai passeggeri di più paesi, tra cui l'Italia, di segnalare il proprio stato di salute prima dell'ingresso.

Il 29 febbraio, i Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie statunitensi hanno aggiornato la situazione dell'Italia al livello 3, il quale raccomanda di evitare viaggi non essenziali a causa della diffusa trasmissione comunitaria.

Molte aziende come Amazon, Google, London Stock Exchange Group hanno rinviato tutti i viaggi non essenziali ai paesi colpiti da gravi focolai, tra cui l'Italia.

Divieto d'ingresso
Divieto d'ingresso in tutto il paese per tutta Italia
Al 23 marzo 2020, i paesi che hanno interdetto l'ingresso ai cittadini italiani o ai cittadini stranieri che hanno visitato qualsiasi regione d'Italia nei giorni precedenti il tentativo d'ingresso nel paese sono i seguenti:

Algeria Algeria - Dal 17 marzo le autorità algerine hanno decretato la chiusura di tutte le frontiere terrestri e aeree e che l'ingresso nel Paese sarà consentito in via eccezionale se precedentemente concordato con i governi dei Paesi interessati, a patto che i soggetti ammessi si sottopongano a quarantena di 14 giorni in una struttura individuata dall'autorità sanitaria competente.
Angola Angola - Dal 3 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia, e non sia un cittadino angolano, verrà respinto alla frontiera e imbarcato nel primo volo disponibile della compagnia aerea con cui è arrivato. Dal 20 marzo, con la chiusura di tutte le frontiere, è vietato a chiunque l'ingresso nel Paese.
Antigua e Barbuda Antigua e Barbuda - Dal 10 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 28 giorni precedenti. Già dal 27 febbraio 2020 venne annunciato il divieto d'imbarco a chi provenisse delle zone d'Italia messe in isolamento a febbraio 2020 sui voli per il Paese. Nello stesso giorno, sono vietati i voli diretti con l'Italia.
Arabia Saudita Arabia Saudita - È vietato l'ingresso nel Paese ai cittadini di numerosi paesi, tra i quali tutti quelli dell'Unione europea non-residenti o agli stranieri che sono stati in Europa più generalmente, in un paesi in cui si sono registrati casi di COVID-19, nei 14 giorni precedenti l'ingresso nel Paese.
Argentina Argentina - Dal 15 marzo è vietato l'ingresso nel Paese agli stranieri non residenti provenienti dall'Unione europea o paesi dello spazio Schengen, Cina, Stati Uniti, Iran, Giappone o Corea del Sud o che vi siano stati nei 14 giorni precedenti. Già dal 13 marzo, chiunque provenisse dall'Europa, doveva sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni, pena l'espulsione dal Paese per i cittadini stranieri.
Aruba Aruba - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri. In precedenza, chiunque provenisse dall'Italia era sottoposto ad un apposito monitoraggio sanitario (misurazione della temperatura corporea) direttamente in aeroporto.
Australia Australia - Dalle ore 18:00 (UTC+11) dell'11 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese agli stranieri che nei 14 giorni precedenti sono stati in Italia. I cittadini australiani, i residenti permanenti o i loro parenti più prossimi, dovranno invece sottoporsi ad una quarantena obbligatoria. Già dalla fine di febbraio, a chiunque arrivasse dall'Italia venivano poste domande sulle condizioni di salute, sia prima dell'imbarco, che una volta giunti alla frontiera australiana, dove veniva anche misurata la temperatura corporea, impedendo ai passaporti italiani l'uso dei gate elettronici.
Bahamas Bahamas - Dal 6 marzo 2020 è vietato l'ingresso a chiunque sia stato in Italia negli ultimi 20 e non sia residente nel Paese. I residenti verranno sottoposti ad una quarantena di 14 giorni. Dal 16 marzo il divieto è esteso a tutti i paesi europei, Cina, Corea del Sud e Iran.
Bahrein Bahrein - Dal 27 febbraio 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia o da un paese a rischio e non sia residente nel Paese. In tal caso, se asintomatici, si bisognerà sottoporsi a tampone e ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni a domicilio mentre, se si presentano sintomi di COVID-19, la quarantena sarà in ospedale.
Bangladesh Bangladesh - Dalle 12:00 del 16 marzo, chiunque provenga dall'Europa o sia un cittadino di un paese europeo, ad eccezione del Regno Unito, non può entrare nel Paese. Già dal 1° marzo 2020 chiunque provenisse dall'Italia doveva, oltre a compilare una dichiarazione relativa alla propria salute, sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni.
Belize Belize - Dal 15 marzo 2020 gli stranieri non residenti provenienti dall'Europa, Cina, Giappone, Iran, Corea del Sud o che vi siano stati negli ultimi 30 giorni o con cittadinanza di un paese europeo non sono ammessi nel Paese, mentre i cittadini o gli stranieri residenti devono sottoporsi ad un periodo di quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Bhutan Bhutan - Dal 6 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel paese agli stranieri per qualsiasi ragione.
Bolivia Bolivia - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti i cittadini stranieri.
Bosnia ed Erzegovina Bosnia ed Erzegovina - Dall'11 marzo 2020 è vietato l'ingresso agli stranieri che provenienti dall'Italia, dall'Hubei, Corea del Sud o Giappone e in seguito anche da Francia, Romania, Germania, Austria, Spagna, Svizzera, Belgio. Per i cittadini bosniaci provenienti dalle suddette aree è previsto l'autoisolamento per 14 giorni.
Botswana Botswana - Dal 17 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga da Italia, Cina, Giappone, Corea del Sud, Iran, Stati Uniti, Regno Unito, Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera ed India.
Brasile Brasile - Dal 23 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a chi proviene dall'Unione europea, Islanda, Svizzera, Norvegia, Regno Unito, Cina, Corea del Sud Giappone e Malesia. Già dalla fine di febbraio, all'Aeroporto Internazionale di San Paolo-Guarulhos, sui voli provenienti dall'Italia, sale a bordo dell'aereo il personale sanitario col fine di porre domande a passeggeri ed equipaggio circa le condizioni di salute, oltre a leggere loro una serie di indicazioni al fine di prevenire la diffusione dell'epidemia.
Brunei Brunei - Inizialmente previsto che chiunque provenisse dall'Italia si sarebbe dovuto sottoporre ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso il Centro d'Isolamento Nazionale, dal 7 marzo successivo è scattato il divieto d'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri non-residenti che sono stati in Italia nei 14 giorni precedenti.
Bulgaria Bulgaria - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso agli stranieri non residenti provenienti da Italia, Cina, Bangladesh, India, Maldive, Nepal, Sri Lanka, Spagna, Corea del Sud, Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera. Già da fine febbraio, oltre alla compilazione di un modulo in presenza di un'autorità sanitaria, chiunque provenga dall'Italia o vi fosse stato nei 14 giorni precedenti, è obbligato a sottoporso un periodo di quarantena di 14 giorni presso il proprio domicilio bulgaro.
Burkina Faso Burkina Faso - Dal 21 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
Cambogia Cambogia - Dal 17 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga da Italia, Francia, Germania e Stati Uniti.
Camerun Camerun - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
Canada Canada - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'estero o vi sia stato nei 14 giorni precedenti,[194] con l'eccezione dei cittadini canadesi e statunitensi. Già dall'11 marzo, le province canadesi dell'Alberta, Columbia Britannica e Saskatchewan avevano imposto una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni a chiunque provenisse dall'Italia. Dal 13 marzo vigeva l'obbligo a chiunque provenga dall'estero di notificarlo alle autorità sanitarie, che inviteranno il viaggiatore ad osservare un periodo di autoisolamento.
Ciad Ciad - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri. Già dal 28 febbraio il Paese ha imposto il tampone e la quarantena obbligatoria a chiunque provenisse dall'Italia presso una struttura sanitaria in loco o in un hotel, quest'ultimo a spese del viaggiatore.
Cile Cile - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti i cittadini stranieri non residenti. Già dal 10 marzo 2020, chiunque proveniva da Italia o Spagna, doveva sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni monitorata dalle autorità o, in alternativa, fare rientro nel Paese d'origine.
Cipro Cipro - Dal 15 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri. Già dal 10 marzo 2020 chiunque provenisse dall'Italia o vi fosse stato nei 14 giorni precedenti, doveva sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni e dal 25 febbraio 2020. Le persone provenienti da Lombardia e Veneto dovevano compilare un modulo e che sottoposte al controllo della temperatura corporea. Dal 3 marzo 2020 tale prassi venne estesa a chiunque provenisse dall'Italia a nord di Pisa, Firenze o Rimini (escluse). Inoltre, chi proveniva dalle zone appena indicate veniva invitato ad evitare luoghi affollati nei successivi 14 giorni, poiché tutte le frontiere terrestri e aeroportuali sono state chiuse.
Cipro del Nord Cipro del Nord - Dal 5 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel territorio autoproclamato di tutte le persone che, nei 14 giorni precedenti, siano state in Italia.
Colombia Colombia - Dal 16 marzo è interdetto l'ingresso nel Paese ai cittadini stranieri non residenti, divieto esteso ai cittadini colombiani dal 23 marzo. Già dall'11 marzo 2020 chiunque proveniva da Italia, Francia, Spagna o Cina, o vi fosse stato nei 14 giorni precedenti, doveva obbligatoriamente avere un'assicurazione sanitaria da esibire alla frontiera. Tali viaggiatori dovevano inoltre sottoporsi ad una quarantena domiciliare di 14 giorni a proprie spese, nella prima città di arrivo nel Paese.
Comore Comore - Dal 19 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga da un paese che ha registrato più di 10 casi di COVID-19.[201]
Corea del Nord Corea del Nord - Dal 6 febbraio 2020 è interdetto l'ingresso a tutti gli stranieri per fini turistici. È concesso l'ingresso ai cittadini stranieri che hanno necessità di recarsi nel Paese per fini commerciali ma dovranno sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Costa d'Avorio Costa d'Avorio - Gli stranieri provenienti da un paese che conta più di 100 casi confermati di COVID-19 non sono ammessi nel Paese. I cittadini o gli stranieri residenti provenienti da tali stati devono sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.[194]
Costa Rica Costa Rica - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese chi proviene dall'estero, eccezion fatta per i cittadini e i residenti, i quali al rientro devono sottoporsi ad un periodo di quarantena di due settimane.
Curaçao Curaçao - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri, ma già dal 12 marzo 2020 a chiunque provenisse da Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Veneto non era consentito l'ingresso o il transito nel Paese.
Danimarca Danimarca - Dal 14 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
El Salvador El Salvador - Dal 26 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri che sono stati in Italia. I cittadini salvadoregni provenienti dall'Italia, invece, sono sottoposti a una quarantena di 15 giorni. Tali norme sono valide anche per chi provenga da Spagna, Francia, Germania, Cina, Corea del Sud e Iran.
Emirati Arabi Uniti Emirati Arabi Uniti - Dal 19 marzo 2020 viene temporaneamente sospesa l'esenzione di visto a tutti i cittadini dello spazio Schengen, ma già dal 17 marzo l'ingresso nel Paese è consentito solo ai cittadini e agli stranieri-residenti. In precedenza, oltre al controllo della temperatura corporea, previsto per i viaggiatori in arrivo da qualunque destinazione, a chiunque arrivava dall'Italia all'Aeroporto Internazionale di Dubai veniva eseguito il tampone per la COVID-19.
Estonia Estonia - Dal 17 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri non residenti.
Fær Øer Fær Øer - Dal 14 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
Figi Figi - Dal 28 febbraio 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia, anche solo in transito, nei 14 giorni precedenti.
Finlandia Finlandia - Dal 16 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri non residenti.
Gabon Gabon - Chiunque sia stato negli ultimi 14 giorni nell'Unione europea, in Svizzera, Regno Unito o Stati Uniti non è ammesso nel Paese.
Georgia Georgia - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel paese a tutti gli stranieri. Già prima di tale data, chiunque fosse stato in Italia, Austria, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Spagna, Svizzera, Iran, Cina o Corea del Sud negli ultimi 14 giorni o ai cittadini italiani in ingresso nel Paese tramite aereo o frontiere terrestri, venivano effettuate anilisi epidemiologiche, il controllo della temperatura corporea e sottoposti a una quarantena obbligatoria di 14 giorni a meno che non si fosse presentato un esame ematocrito recente.
Germania Germania - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese agli stranieri, fanno eccezione gli autotrasportatori, chi risiede nel Paese o chi deve fare scalo in aeroporto. Già dal 10 marzo alle persone provenienti dall'Italia settentrionale veniva fornito un apposito modulo (Aussteigerkarte) al momento dell'ingresso nel Paese tramite le frontiere aeree o marittime col fine di poter essere contattate velocemente da parte delle autorità qualora ve ne fosse stata la necessità. Chiunque fosse stato nei 14 giorni precedenti in Lombardia, Emilia-Romagna o a Vo', veniva invitato a rimanere presso il proprio domicilio per 14 giorni e ad evitare il contatto con altre persone. Quanto detto venne esteso a chiunque provenisse dall'Italia a partire dal 10 marzo.
Ghana Ghana - Dalle 13:00 del 17 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri provenienti da Paesi che abbiano registrato più di 200 casi di COVID-19 ad eccezione degli stranieri residenti e dei cittadini ghanesi, che dovranno comunque sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Giamaica Giamaica - Dal 27 febbraio 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a qualsiasi straniero che sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti, mentre i cittadini giamaicani o gli stranieri residenti saranno messi in quarantena. La misura è stata successivamente estesa anche per chi proviene da Germania, Spagna, Francia e Regno Unito, mentre dal 21 marzo sono chiusi porti e aeroporti, impedendo de facto l'accesso al Paese.
Giordania Giordania - Dal 27 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia, eccezion fatta per i cittadini giordani. A qualunque straniero sarà negato il visto d'ingresso nel caso questo abbia soggiornato in Italia nei 14 giorni precedenti. Dal 17 marzo è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
Grenada Grenada - Dall'11 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia, anche solo in transito aeroportuale, sarà respinto alla frontiera. Tale misura è estesa, dal 18 marzo, a tutta l'Europa. Già dal 27 febbraio 2020 chiunque fosse stato nel nord Italia nei 14 giorni precedenti doveva sottoporsi a una quarantena obbligatoria.
Guatemala Guatemala - Dal 12 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Europa, dalla Cina, dall'Iran, dalla Corea del Sud o dal Giappone. I cittadini guatemaltechi provenienti da tali aree sottoporsi ad una quarantena minima di 7 giorni. Dal 17 marzo è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri.
Guinea-Bissau Guinea-Bissau - Dal 18 marzo 2020 le autorità hanno disposto la chiusura delle frontiere e dei voli internazionali.
Guinea Equatoriale Guinea Equatoriale - Dal 9 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia.
Haiti Haiti - Dal 10 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti.
India India - Dal 18 marzo 2020 è interdetto l'ingresso agli stranieri provenienti dallo spazio Schengen, Regno Unito e Turchia. Dal 3 marzo 2020 era già vietato l'ingresso nel Paese agli stranieri che erano stati in Italia dopo 1° febbraio 2020 e che si presentavano alla frontiera con un visto elettronico, la cui emissione, per i cittadini italiani, è stata sospesa il 28 febbraio. Tutti i visti turistici sono sospesi, chi presentava un visto differente e proveniva da Italia, Cina, Iran, Repubblica di Corea, Francia, Spagna e Germania doveva sottoporsi a una quarantena di 14 giorni. Il 9 marzo successivo, lo stato federato del Sikkim, ha interdetto l'ingresso a tutti gli stranieri.
Indonesia Indonesia - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'accesso a tutti coloro che hanno transitato o soggiornato in Italia, Città del Vaticano, Iran, Spagna, Francia, Germania, Svizzera, Regno Unito. Già dall'8 marzo era vietato l'ingresso nel paese a tutti gli stranieri non residenti provenienti da Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto o che vi fossero stati nei 14 giorni precedenti. Gli stranieri non residenti provenienti dalle altre regioni italiane dovevano presentare alla frontiera un certificato medico in lingua inglese che attestava l'assenza di sintomi influenzali riconducibili alla COVID-19.
Iraq Iraq - Dal 13 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato, anche solo in transito negli ultimi 14 giorni, in Cina, Corea del Sud, Francia, Giappone, Iran, Italia, Nigeria, Singapore, Spagna, Thailandia, Taiwan o Turchia. Nel Kurdistan iracheno è vietato l'ingresso a chiunque sia stato nei suddetti paesi dopo il 1° gennaio 2020.
Isole Cayman Isole Cayman - Dal 16 marzo 2020 chiunque sia stato in un paese dello spazio Schengen nei 14 giorni precedenti non è ammesso nel Paese, mentre i cittadini devono sottoporsi ad un periodo di quarantena di 14 giorni. Dal 22 marzo è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'estero, eccezion fatta per chi proviene dal Regno Unito, che dovrà sottoporsi alla quarantena.
Isole Cook Isole Cook - Dal 29 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti o a chi non sia in grado di dimostrare di non esserci stato. Tale misura è stata successivamente estesa a chiunque provenga dall'estero, eccetto che dalla Nuova Zelanda.
Isole Marshall Isole Marshall - Dal 2 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia dopo il 31 dicembre 2019. La misura è successivamente estesa a chiunque provenga dall'estero.
Isole Salomone Isole Salomone - Dall'11 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato, anche solo in transito, nei 14 giorni precedenti, in Italia o in altri paesi colpiti dalla COVID-19.
Israele Israele - Dal 27 febbraio 2020 è vietato l'ingresso in Israele a chiunque sia stato in Italia, anche solo per un transito aeroportuale, nei 14 giorni precedenti e che non sia residente o cittadino israeliano. In tali casi sarà obbligatorio sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni. Chiunque sia stato in Italia ed entrato in Israele tra il 13 e il 27 febbraio dovrà sottoporsi ad un periodo di quarantena di 14 giorni a decorrere dalla data d'ingresso o, in alternativa, lasciare immediatamente il Paese.
Kazakistan Kazakistan - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri. Già dall'8 marzo 2020 era interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque avesse visitato l'Italia nei 14 giorni precedenti con l'obbligo alle compagnie aeree di rifiutare l'imbarco. Dal 26 febbraio, chiunque provenisse dall'Italia era costretto ad un periodo di quarantena di 14 giorni presso un domicilio kazako e sottoposto a visite quotidiane da parte del personale sanitario.
Kenya Kenya - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'Italia o da altri paesi a rischio contagio. I cittadini kenioti provenienti da tali aree dovranno sottoporsi ad una quarantena obbligatoria. La quarantena è obbligatoria anche per gli stranieri giunti nel Paese tra fine febbraio e il 16 marzo.
Kirghizistan Kirghizistan - Dal 19 marzo è vietato l'ingrsso a tutti gli stranieri. Dal 14 marzo 2020 era vietato l'ingresso a chiunque fosse stato, nei 30 giorni precedenti, in Italia, Cina, Corea del Sud, Iran, Francia, Germania, Spagna. Già dal 26 febbraio chiunque provenisse dall'Italia era costretto ad una quarantena di 14 giorni presso una caserma nei pressi di Biškek e, dal 3 marzo successivo, è stato invece interdetto l'ingresso nel Paese a qualunque straniero fosse stato in Italia nei 20 giorni precedenti.
Kiribati Kiribati - Dal 4 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia e non abbia trascorso 14 giorni in un paese in cui non vi sono contagiati dalla COVID-19 e quindi compilare un modulo sanitario da consegnare alla autorità.
Kosovo Kosovo - Al 17 marzo 2020, le autorità kosovare dichiarano la temporanea chiusura dei punti di accesso aerei e terrestri per i viaggiatori stranieri, la sospensione del traffico aereo in entrata, nonché il traffico terrestre interno al Paese.
Kuwait Kuwait - Dal 26 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti o a chi non possa dimostrare di non esserci stato.
Lettonia Lettonia - Dal 17 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese ai cittadini stranieri. Dal 26 febbraio 2020 chiunque arrivava nel paese con un volo proveniente da Bergamo, Milano, Venezia o Verona doveva compilare un modulo in cui indicare la durata del soggiorno nel Paese e gli spostamenti. I minorenni provenienti da Lombardia e Veneto non potevano frequentare la scuola per due settimane.
Libano Libano - Il 28 febbraio 2020 è stato vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri che sono stati in Italia nei giorni precedenti. Tale divieto è stato successivamente esteso ad altri paesi come Francia, Germania e Regno Unito. Dal 18 marzo è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'estero.
Lituania Lituania - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese ai cittadini stranieri. Dal 25 febbraio 2020 chiunque arrivava da Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte o Veneto era sottoposto al controllo della temperatura corporea direttamente a bordo dell'aereo e quindi doveva compilare un apposito modulo dove indicava un recapito al fine di permettere alle autorità di monitorare lo stato di salute.
Macao Macao - Dal 6 marzo 2020, viene interdetto l'ingresso a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti. Già dalle ore 12:00 del 29 febbraio 2020 chiunque proveniva dall'Italia o vi fosse stato nei 14 giorni precedenti poteva essere sottoposto ad una quarantena a proprie spese presso un albergo designato dalle autorità per 14 giorni. Quest'ultima misura è stata adottata, dal 17 marzo, a chiunque provenga dall'estero, con l'eccezione di Cina, Hong Kong e Taiwan.
Madagascar Madagascar - A partire dal 27 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti, compresi i cittadini malgasci che sono invitati a posticipare il rientro. Successivamente viene disposta la quarantena per chiunque provenga dall'Europa, da Mayotte o Riunione. Dal 18 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dai suddetti paesi, oltre che Cina, Corea del Sud e Iran.
Malaysia Malaysia - Dal 13 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti i cittadini italiani non residenti. Già dal 6 marzo 2020 era vietato l'ingresso in Malesia a tutti gli stranieri, a meno che non fossero residenti, che erano stati in Emilia-Romagna, Lombardia o Veneto nei 14 giorni precedenti. Dalla stessa data, lo stato malese di Sarawak interdisse l'ingresso sul proprio territorio a chiunque fosse stato in Italia nei 14 giorni precedenti, mentre lo stato di Sabah vietò l'ingresso a tutti i cittadini stranieri.
Maldive Maldive - Dall'8 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia o che solamente vi abbia fatto transito.
Mauritius Mauritius - Dal 28 febbraio 2020 è interdetto l'accesso al Paese a tutti gli stranieri che sono stati in Italia nei 14 giorni precedenti. Per i cittadini mauriziani è invece prevista una quarantena fino a 14 giorni. La stessa misura è stata estesa a chi proviene da Riunione dal 16 marzo e dallo spazio Schengen, Regno Unito e Svizzera dal 18 marzo.
Micronesia Micronesia - Dal 5 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato, nei 14 giorni precedenti, in un Paese che registri anche solo un caso di COVID-19.
Moldavia Moldavia - Dal 15 marzo 2020 è vietato l'ingrsso nel Paese a chiunque abbia una cittadinanza diversa da quella del Paese, con eccezione degli apolidi e residenti permanenti che non provengano da Italia, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania o Spagna.
Mongolia Mongolia - Dal 1° marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti. I cittadini mongoli in rientro dall'Italia, anche se asintomatici, dovranno sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni in un ospedale.
Montenegro Montenegro - Dal 10 marzo 2020 è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'Italia. Già dalla fine di febbraio, chiunque provenisse dalle aree italiane di maggior diffusione della COVID-19, o vi fosse transitato di recente, oltre ai controlli sanitari all'ingresso nel Paese, doveva obbligatoriamente contattare le autorità sanitarie quotidianamente al fine di comunicare loro il proprio stato di salute. Chiunque soggetto a questa misura, avesse lasciato il Montenegro prima dei 14 giorni, si sarebbe dovuto sottoporre ad una visita medica.
Mozambico Mozambico - Dal 23 marzo è vietato l'ingresso di tutti i cittadini stranieri, poiché viene sospeso il rilascio dei visti e invalidati quelli già rilasciati. Dal 5 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia, come da Cina, Corea del Sud, Francia, Germania e Iran, deve sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni, con monitoraggio attivo, presso il proprio domicilio.
Namibia Namibia - Dal 17 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri non residenti provenienti dallo spazio Schengen, Regno Unito, Stati Uniti, Iran, Corea e Giappone.
Nauru Nauru - Dal 2 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia, anche solo per transito aeroportuale, nei 21 giorni precedenti.
Nepal Nepal - Dal 14 marzo 2020 il Paese dispone la sospensione dell'emissione del visto all'arrivo alla frontiera e gli stranieri con visto già emesso in precedenza potranno entrare nel Paese solo attraverso l'Aeroporto Internazionale di Tribhuvan di Kathmandu, esibendo un certificato medico, emesso da meno di 7 giorni, che specifichi l'assenza di COVID-19 dal viaggiatore e sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Tuttavia, dal 23 al 31 sono sospesi i voli internazionali, impedendo de facto l'ingresso in Nepal agli stranieri. Già dal 10 marzo 2020 venne sospeso, per i cittadini italiani, il visto all'arrivo.
Niger Niger - Dal 19 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero. Già dal 10 marzo chiunque provenisse dall'Italia o altra zona a rischio contagio doveva sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni, con monitoraggio sanitario quotidiano, presso il proprio domicilio.
Niue Niue - Dal 13 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti, eccezion fatta per chi è autorizzato dal governo o per chi è cittadino di Niue.
Norvegia Norvegia - Dalle 8:00 del 16 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri non residenti. Già dal 13 marzo 2020 venne fatto obbligo a tutti gli stranieri in ingresso nel Paese di sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni, eccezion fatta per chi proveniva da Danimarca, Finlandia, Islanda o Svezia. La misura era retroattiva e valida per tutti gli stranieri, anche se asintomatici, che fecero ingresso nel Paese dopo il 27 febbraio 2020.
Nuova Zelanda Nuova Zelanda - A partire dal 19 marzo tutti gli stranieri che viaggiano con visto turistico o con "working-holiday visa" non saranno ammessi nel Paese. Già dal 13 marzo chiunque fosse stato in Italia nei 14 giorni precedenti l'arrivo nel Paese era obbligato a registrarsi tramite il numero verde del ministero della salute neozelandese e a sottoporsi in quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni. Tale misura era già in vigore dal 2 marzo 2020 per chiunque fosse stato in territorio italiano a nord di Pisa, Firenze o San Marino dopo il 26 febbraio 2020.
Oman Oman - Dal 17 marzo 2020 è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri, con l'eccezione dei cittadini di un paese membro del Consiglio di cooperazione del Golfo residenti. Dal 15 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a fini turistici. Già dal 3 marzo 2020, a chiunque provenisse dall'Italia e non fosse residente non era permesso entrare nel Paese.
Papua Nuova Guinea Papua Nuova Guinea - Gli stranieri che sono stati in Italia, Cina, Corea del Sud, Giappone o Iran negli ultimi 14 giorni non sono ammessi nel Paese.
Paraguay Paraguay - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso agli stranieri non residenti.
Polonia Polonia - Dal 15 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri. I cittadini polacchi o residenti permanenti in arrivo dall'estero dovranno sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Qatar Qatar - Dal 18 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri. Già dal 4 marzo 2020 venne vietato l'ingresso a chiunque fosse stato in Italia nei 14 giorni precedenti, ad eccezione dei cittadini qatarioti o agli stranieri residenti. Era anche interdetto l'ingresso a tutti i cittadini italiani provenienti da Bangladesh, Cina, Egitto, India, Iran, Iraq, Libano, Nepal, Pakistan, Filippine, Corea del Sud, Sri Lanka, Siria, Sudan e Thailandia. Già dal 1° marzo 2020, chiunque fosse stato in Italia nei 30 giorni precedenti l'arrivo nel Paese, avrebbe dovuto sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni presso strutture appositamente designate. Si potrà anche optare per lasciare il Paese. Rimangono consentiti i transiti aeroportuali.
Rep. Ceca Rep. Ceca - Dalle 23.59 del 13 marzo, le persone provenienti da Cina, Corea del Sud, Iran, Italia, Spagna, Austria, Germania, Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Svizzera, Svezia, Norvegia, Belgio, Danimarca non sono autorizzate ad entrare nella Repubblica Ceca, ad eccezione delle persone con residenza permanente o temporanea per più di 90 giorni. Inoltre, i cittadini della Repubblica Ceca non sono autorizzati a viaggiare nei predetti Paesi.
Russia Russia - Dal 13 marzo 2020 è sospeso il rilascio dei visti turistici ai cittadini italiani, nonché l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia. Già dal 5 marzo 2020, solo per la città di Mosca, chiunque proveniva dall'Italia, doveva sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso il proprio domicilio, anche se asintomatico. Dal 1° marzo 2020 e fino al 13 marzo, giorno della sospensione dei voli Italia-Russia, tutti i voli in arrivo dall'Italia all'Aeroporto di Mosca-Šeremet'evo operavano al terminal F, dove veniva eseguito il controllo della temperatura corporea a tutti i passeggeri. All'Aeroporto di San Pietroburgo-Pulkovo il personale sanitario procedeva, invece, alla rilevazione della temperatura corporea di tutti i passeggeri direttamente a bordo degli aerei in arrivo dall'Italia.
Saint Lucia Saint Lucia - Gli stranieri che sono stati in Italia nei 14 giorni precedenti, non sono ammessi nel Paese.[194]
Samoa Samoa - Dal 24 febbraio 2020 non è ammesso nel Paese chiunque proviene dall'Italia a meno che non abbia trascorso più di 14 giorni in un paese in cui non si registrano casi di COVID-19 e quindi presenti alle autorità doganali un certificato medico non più vecchio di 3 giorni.
Samoa Americane Samoa Americane - Chiunque provenga da uno stato in cui si sono verificati casi di COVID-19 non è ammesso a meno che non trascorra 14 giorni nelle Hawaii e ottiene un certificato medico che non dovrà essere più vecchio di 3 giorni al momento dell'ingresso nelle Samoa Americane.
Regno Unito Sant'Elena, Ascensione e Tristan da Cunha - Dal 13 marzo 2020, chiunque sia stato in Italia negli ultimi 14 giorni non è permesso entrare nel territorio. I residenti che sono stati in Italia dovranno sottoporsi a quarantena domiciliare di 14 giorni.[205][194]
São Tomé e Príncipe São Tomé e Príncipe - Dal 19 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri non residenti. Già dall'11 marzo 2020, chiunque provenisse dall'Italia, doveva sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Serbia Serbia - Dal 10 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri che provengono dall'Italia.
Seychelles Seychelles - Dal 25 febbraio 2020 non può entrare nel Paese chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti e che non sia cittadino delle Seychelles. In questo caso, il cittadino che ha fatto visita in Italia nel suddetto periodo, sarà sottoposto a una quarantena di 14 giorni presso una struttura designata.
Singapore Singapore - Dal 24 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a tutti gli stranieri. Dal 15 marzo era vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga da Italia, Francia, Germania e Spagna, eccezion fatta per i cittadini di Singapore o i residenti permanenti, i quali, anche se asintomatici, dovranno sottoporsi ad una quarantena obbligatoria domiciliare di 14 giorni. Già il 5 marzo venne vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenisse dal nord Italia o vi fosse transitato negli ultimi 14 giorni mentre i viaggiatori provenienti dal resto d'Italia erano ammessi nel territorio, dopo misurazione della temperatura corporea ed eventualmente esecuzione del tampone per la COVID-19.
Sint Maarten Sint Maarten - Dal 17 marzo chiunque sia stato nello spazio Schengen, Irlanda o Regno Unito nei 21 giorni precedenti, non è ammesso nel territorio del Paese.
Slovacchia Slovacchia - Dal 13 marzo è vietato l'ingresso nel Paese agli stranieri non-residenti. Chiunque provenga dall'estero deve sottoporsi a quarantena obbligatoria. Già dal 25 febbraio 2020, tutti i passeggeri in arrivo dall'Italia all'Aeroporto di Bratislava, dovevano compilare un modulo di rintracciabilità durante la permanenza nel Paese.
Somalia Somalia - Dal 15 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga da Italia, Cina, Corea del Sud o Iran.
Spagna Spagna - Dalla mezzanotte del 16 marzo 2020 l'ingresso sarà consentito solo ai cittadini spagnoli, ai residenti in Spagna, ai lavoratori transfrontalieri e alle persone con documentate cause di forza maggiore, al personale diplomatico e al trasporto merci.
Sri Lanka Sri Lanka - Dal 19 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque. Il 14 marzo venne vietato l'ingresso a tutti i passeggeri provenienti da Italia, Corea del Sud e Iran, nonché la sospensione di ogni tipo di visto per i cittadini italiani per almeno 2 settimane. Già dalle ore 12:00 del 9 marzo 2020, chiunque provenisse dall'Italia, anche solo per transito aeroportuale, doveva sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni in una struttura governativa nella città di Batticaloa.
Stati Uniti Stati Uniti - Dal 14 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dallo spazio Schengen, eccezion fatta per cittadini statunitensi o residenti permanenti e loro famigliari. Già dal 1° marzo 2020, a tutti i passeggeri in partenza e in arrivo dall'Italia veniva effettuata la misurazione della temperatura corporea. A chiunque fosse stato in Italia nei 14 giorni precedenti l'ingresso negli Stati Uniti, le autorità richiedevano al viaggiatore di sottoporsi ad una quarantena volontaria di 14 giorni presso il proprio domicilio.
Sudafrica Sudafrica - Dal 18 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia o altri paesi ad alto rischio. Già dal 28 febbraio 2020 a tutti i passeggeri in arrivo sui voli diretti dall'Italia veniva effettuata la misurazione della temperatura corporea a bordo dell'aereo e domande circa i loro spostamenti nel territorio sudafricano.
Sudan Sudan - Dal 12 marzo 2020 e almeno fino al 30 luglio successivo, le autorità locali hanno disposto con effetto immediato la sospensione del rilascio di visti d'ingresso ai cittadini dei Paesi in cui maggiore è l'incidenza accertata del virus, tra cui l'Italia.
Suriname Suriname - Dal 14 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero.
Svizzera Svizzera - Dal 13 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia, eccezion fatta per i cittadini, residenti permanenti, lavoratori transfrontialieri o chi debba solo transitarvi per raggiungere un paese terzo.
Swaziland Swaziland - Dal 20 marzo 2020 è vietato l'ingresso agli stranieri non residenti che provengano dall'Italia o da altri paesi a rischio.
Taiwan Taiwan - A partire dal 19 marzo è vietato l'ingresso nel Paese a tutti i cittadini stranieri. Già dal 27 febbraio 2020, chiunque proveniva dall'Italia, doveva effettuare una quarantena domiciliare di 14 giorni. Dal 17 marzo tale misura è stata estesa a chiunque proveniva dallo spazio Schengen o Regno Unito.
Timor Est Timor Est - Dall'11 marzo 2020, gli stranieri che sono stati in Italia nelle 4 settimane precedenti il tentativo d'ingresso, non sono ammessi nel Paese.
Tonga Tonga - Non è ammesso nel Paese chiunque proviene dall'Italia a meno che non abbia trascorso più di 14 giorni in un paese in cui non si registrano casi di COVID-19 e quindi presenti alle autorità doganali un certificato medico che accerti l'assenza di sintomi compatibili tale malattia.
Trinidad e Tobago Trinidad e Tobago - Dal 3 marzo 2020 ogni straniero non-residente che è stato in Italia nei 14 giorni precedenti non sarà ammesso nel Paese. Dal 19 marzo è vietato l'ingresso a tutti gli stranieri.
Tunisia Tunisia - Dal 18 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero. Già dal 15 marzo era interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque fosse stato in Italia, Cina, Corea del Sud o Iran nei 14 giorni precedenti. Dall'11 marzo comunque, chiunque provenga dall'estero, oltre a sottoporsi alle procedure già in vigore per i viaggiatori provenienti dall'Italia dal 27 febbraio precedente che prevedevano la compilazione di un modulo in cui indicare informazioni circa la salute personale e gli spostamenti all'interno del Paese, dovevano sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni con monitoraggio attivo e utilizzare i mezzi di protezioni individuali. La pena per il non rispetto della quarantena può variare da una sanzione pari a 120 dinari sino a 6 mesi di detenzione. Tutti i voli diretti dall'Italia dopo il 5 marzo operavano al terminal 2 dell'Aeroporto di Tunisi-Cartagine.
Turchia Turchia - Dal 29 febbraio 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti, ad eccezione dei cittadini turchi. Dal 14 marzo la misura è estesa anche a chi è stato in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi e Spagna.
Turkmenistan Turkmenistan - Dal 25 febbraio 2020 le autorità turkmene hanno sospeso l'emissione dei visti ai cittadini italiani e respinto alla frontiera chi proveniente dall'Italia o, più in generale, dall'Europa.
Turks e Caicos Turks e Caicos - Al 21 marzo 2020, le autorità locali prevedono che a chiunque provenga da qualunque Paese europeo, Cina, Macao, Hong Kong, Thailandia, Singapore, Corea del Sud e Giappone non venga consentito l'accesso al Paese. Già dal 3 marzo 2020 chiunque fosse stato in Italia nei 14-20 giorni precedenti l'ingresso nel Paese veniva respinto alla frontiera, eccezion fatta per i cittadini, i residenti permanenti o coniugi di cittadini di Turks e Caicos, per i quali rimane tuttora prevista una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Tuvalu Tuvalu - Dal 29 febbraio 2020 non è ammesso nel Paese chiunque proviene dall'Italia a meno che non provi di aver trascorso più di 14 giorni in un paese in cui non si registrano casi di COVID-19.
Ucraina Ucraina - Dal 16 marzo è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti i cittadini stranieri, ad eccezione delle persone residenti e con permesso di soggiorno. Dal 6 marzo, tutte le persone provenienti dall'Italia erano sottoposte al controllo della temperatura corporea.
Ungheria Ungheria - Dall'11 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a tutti i non residenti provenienti dall'Italia. I cittadini ungheresi o gli stranieri residenti provenienti dall'Italia dovranno sottoporsi a una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Già dal 27 febbraio 2020 tutti i passeggeri provenienti da Lombardia o Veneto erano sottoposti al controllo della temperatura corporea e dall'8 marzo 2020 tale misura venne estesa a chiunque provenisse dal nord Italia.
Uruguay Uruguay - Il 15 marzo viene interdetto l'ingresso agli stranieri non residenti provenienti dall'Europa. Il giorno precedente venne dichiarato che chiunque provenisse da Italia, Cina, Corea del Sud, Giappone, Singapore, Iran, Francia, Spagna, Germania deve sottoporsi ad un periodo di quarantena obbligatorio di 14 giorni.
Uzbekistan Uzbekistan - Dal 20 marzo 2020 è vietato l'ingresso a chiunque provenga dall'estero. Dal 1° marzo, chiunque proveniva dall'Italia, doveva effettuare una quarantena di 14 giorni presso una struttura designata dalle autorità.
Vanuatu Vanuatu - Dall'8 marzo 2020 è interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque sia stato in Italia dopo 31 dicembre 2019, abbia passato meno di 14 giorni in un paese terzo diverso da Cina, Hong Kong, Macao, Taiwan, Corea del Sud, Giappone, Singapore o Iran e non abbia un certificato medico che escluda la COVID-19.
Vietnam Vietnam - Dal 22 marzo è interdetto l'ingresso agli stranieri. Dalle ore 12:00 del 15 marzo 2020 era già interdetto l'ingresso nel Paese a chiunque provenisse dallo spazio Schengen, Irlanda o Regno Unito. Già dal 29 febbraio 2020, chiunque fosse stato in Italia o in altri paesi europei a rischio, anche solo per transito, nei 14 giorni precedenti l'ingresso nel Paese, veniva sottoposto ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni o, in alternativa, gli era data la possibilità di lasciare il Paese immediatamente. Dal 2 marzo 2020 è, per i cittadini italiani, obbligatorio richiedere il visto anche per i soggiorni inferiori ai 15 giorni, fino ad allora esente. La misura è stata successivamente estesa alla maggior parte dei paesi europei.
Divieto d'ingresso in tutto il paese per alcune regioni d'Italia
Al 23 marzo 2020, i paesi che hanno interdetto l'ingresso ai cittadini italiani o ai cittadini stranieri che hanno visitato determinate regioni d'Italia nei giorni precedenti il tentativo d'ingresso nel paese sono i seguenti:

Giappone Giappone - Dall'11 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel paese a tutti gli stranieri che nei 14 giorni precedenti sono stati in Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte e Veneto. Dal 19 marzo tale provvedimento viene esteso anche a coloro provenienti o transitati in Friuli-Venezia Giulia Liguria, Trentino-Alto Adige e Valle d'Aosta.
Quarantena obbligatoria
Quarantena obbligatoria per tutta Italia
Al 23 marzo 2020, i paesi che hanno imposto la quarantena ai cittadini italiani o a chi ha visitato l'Italia nei giorni precedenti il tentativo di ingresso sono i seguenti:

Anguilla Anguilla - Dal 21 marzo chiunque provenga al di fuori della regione caraibica deve sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Già in precedenza, tutti i viaggiatori provenienti dall'Italia venivano sottoposti a controlli sanitari.
Austria Austria - Dal 19 marzo chiunque provenga da Italia, Svizzera, Spagna, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, San Marino, Russia, Ucraina e Città del Vaticano dovrà sottoporsi ad un periodo di quarantena obbligatoria domiciliare di 14 giorni. Dopo l'11 marzo 2020 l'ingresso nel Paese era consentito solo in presenza di un certificato medico non più vecchio di 4 giorni che affermi l'assenza della COVID-19. I trasfrontalieri o chi deve attraversare l'Austria per recarsi in un paese terzo è ammesso senza restrizioni. Questi ultimi, tuttavia, non possono effettuare soste sul territorio austriaco.
Azerbaigian Azerbaigian - Dal 13 marzo 2020, oltre alla sospensione dei visti elettronici per gli stranieri, le autorità hanno decretato l'obbligo per chi proviene da aree ad alta diffusione della COVID-19 di presentare alla frontiera un certificato medico che ne attesti l'assenza. Chiunque provenga dalle suddette aeree, dovrà poi sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Barbados Barbados - Dal 22 marzo chiunque provenga dall'Unione europea, Regno Unito, Cina, Corea del Sud, Iran o Stati Uniti deve sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni obbligatoria. Dal 5 marzo 2020 chiunque fosse stato, nei 14 giorni l'arrivo nel paese in Emilia-Romagna, Lombardia o Veneto doveva sottoporsi ad una quarantena obbligatoria con monitoraggio attivo per 14 giorni. Chi proveniva dalle altre regioni d'Italia era sottoposto a controlli sanitari all'arrivo e consigliato di sottoporsi ad una quarantena volontaria domiciliare.
Benin Benin - Dal 3 marzo 2020, chiunque provenga dall'Italia è obbligato a chiamare uno specifico numero verde e sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni senza alcun contatto con l'esterno. Dal 18 marzo la quarantena per chiunque provenga dall'estero si svolgerà in una struttura alberghiera gestita dal governo, a spese del viaggiatore.
Bermuda Bermuda - Dal 6 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia o vi sia stato negli ultimi 14 giorni, dovrà sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Birmania Birmania - Dal 12 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà esibire, all'ingresso nel Paese, un certificato medico che esclude la presenza della COVID-19. Dal 16 marzo chi proviene da Italia, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Iran, Spagna o Stati Uniti deve sottoporsi a una quarantena di 14 giorni.
Burundi Burundi - Dal 9 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni, a proprie spese, presso una struttura designata dalle autorità.
Cina Cina - Chiunque arrivi in Cina continentale proveniente dall'estero dovrà sottoporsi ad una quarantena domiciliare di 14 giorni.
Corea del Sud Corea del Sud - Dal 16 marzo chiunque provenga da Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Cina, Giappone o Iran deve sottoporsi a quarantena.
Croazia Croazia - Dal 10 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia viene messo in isolamento per 14 giorni in una struttura individuata dalle autorità. Il 9 marzo fu già previsto che chi provenisse dalla Lombardia o dalle altre 14 province soggette alle restrizioni del decreto del presidente consiglio dei ministri italiano dell'8 marzo, venisse messo in quarantena presso una struttura, che chi provenisse dalle Marche, dal Trentino-Alto Adige o dalle restanti province non soggette al suddetto decreto di Emilia-Romagna, Piemonte o Veneto, avrebbe dovuto sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria e che chi provenisse dalle altre regioni d'Italia sarebbe stato sottoposto a domande e, anche in assenza di sintomi, monitorato durante la permanenza nel Paese. Quest'ultima misura era prevista sin dalla fine di febbraio solo per chi provenisse da Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte o Veneto.
Ecuador Ecuador - Dal 12 marzo chiunque provenga dall'Italia o altre aree a rischio dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Il divieto d'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'Italia nonostante fosse annunciato, non è mai entrato in vigore, in favore della quarantena obbligatoria. Già dall'inizio del mese, tutti i passeggeri provenienti dall'Italia erano sottoposti a controlli sanitari e, se vi è presenza di sintomi sospetti, trasferite in una struttura per ulteriori accertamenti o per essere sottoposte alla quarantena. Inizialmente era previsto che chiunque fosse stato in Italia nei 30 giorni precedenti non potesse andare nelle Isole Galapagos, tuttavia il provvedimento è stato annullato il 4 marzo 2020 in favore di controlli aggiuntivi per chi si debba recare nell'arcipelago e provenga da aree a rischio.
Eritrea Eritrea - A partire dal 27 febbraio, chiunque sia proveniente dall'Italia sarà sottoposto ad una quarantena di 14 giorni presso un ospedale di Asmara.
Etiopia Etiopia - Dal 20 marzo 2020, chiunque provenga dall'estero dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria presso una struttura alberghiera presisposta. Già dal 12 marzo, chiunque provenisse dall'Italia o altre aree a rischio, doveva sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria con monitoraggio attivo da parte delle autorità.
Filippine Filippine - Chiunque sia stato in Italia, anche solo in transito, deve sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.  Dal 16 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà esibire alla frontiera un certificato medico, non più vecchio di 2 giorni, che affermi la negatività alla COVID-19.
Gibilterra Gibilterra - Chiunque provenga dall'Italia o vi sia stato nei 14 giorni precedenti, deve autodenunciarsi alle autorità e sottoporsi ad una quarantena domiciliare di 14 giorni.
Grecia Grecia - Dal 21 marzo è vietato, agli stranieri non-residenti, raggiungere le isole del Paese. Dal 16 marzo 2020 chiunque provenga dall'estero deve sottoporsi ad una quarantena obbligatoria domiciliare di 14 giorni.
Guam Guam - Gli stranieri provenienti da un paese con casi confermati di CODID-19 devono presentare un certificato medico non più vecchio di 5 giorni che specifichi di non essere infetti dalla suddetta malattia e, successivamente, sottoporsi ad una quarantena.[194]
Guinea Guinea - Dal 9 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Honduras Honduras - Dal 16 marzo 2020 è vietato l'ingresso nel Paese a chiunque provenga dall'estero. Già dall'11 marzo 2020 chiunque proveniva da Italia, Cina, Iran, Spagna, Francia, Germania, Giappone o Corea del Sud doveva sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.
Hong Kong Hong Kong - Dalle 23:59 del 19 marzo 2020 tutti coloro che entrano ad Hong Kong, residenti e non, saranno sottoposti a quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni. Tale provvedimento era già stato applicato il 13 marzo a chiunque provenisse dall'Italia o vi fosse stato nei 14 giorni precedenti, mentre resta in vigore la disposizione del 1° marzo 2020 che costringe alla quarantena in struttura governativa chiunque fosse stato nei 14 giorni precedenti in Emilia-Romagna, Lombardia o Veneto.
Islanda Islanda - Chiunque sia stato in Italia o in altre aree a rischio di contagio di COVID-19, deve sottoporsi ad un regime di quarantena domiciliare. Dal 19 marzo tutti i residenti in Islanda che arrivino dall'estero devono sottoporsi a quarantena.
Isole Falkland Isole Falkland - Dal 13 marzo 2020 le autorità locali invitato a chiunque provenga dall'Italia a non recarsi nel territorio poiché sarà sottoposto a quarantena di 14 giorni.
Lesotho Lesotho - Dal 18 marzo 2020 è richiesta una quarantena obbligatoria di 14 giorni a coloro che provengono da paesi in cui si siano verificati casi di COVID-19, ad eccezione del Sudafrica.
Liberia Liberia - Dal 6 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso una struttura indicata dalle autorità locali.
Macedonia del Nord Macedonia del Nord - Dall'11 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria.
Malawi Malawi - Dal 2 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia e non presenti sintomi, dovrà sottoporsi ad una quarantena domiciliare di 14 giorni. Chi invece presenta sintomi verrà accompagnato presso un ospedale per accertamenti.
Malta Malta - Dal 10 marzo 2020 chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria domiciliare di 14 giorni. La misura è estesa anche a chi condivide il domicilio con il viaggiatore. La violazione della quarantena comporterà una sanzione di 1000 euro. Già dal 28 febbraio 2020 chiunque proveniva da Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto o Piemonte doveva, anche se asintomatico, contattare le autorità locali e mettersi in quarantena volontaria per 14 giorni.
Mauritania Mauritania - Dal 3 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni o, altrimenti, lasciare il Paese.
Nigeria Nigeria - Dal 21 marzo 2020 chiunque sia stato in Italia, Francia, Germania, Iran, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia, Cina, Corea del Sud, Spagna, Svizzera, Regno Unito o Stati Uniti nei precedenti 15 giorni dovrà sottoporsi a una quarantena obbligatoria di 14 giorni con sorveglianza attiva.
Nuova Caledonia Nuova Caledonia - Dal 17 marzo chiunque provenga dall'estero dovrà sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni.
Panama Panama - Dal 1° marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni che sarà monitorata dall'autorità del Paese.
Perù Perù - Dall'11 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia o altri paesi a rischio contagio di COVID-19 dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Polinesia francese Polinesia francese - Dal 17 marzo 2020 chiunque provenga dall'estero dovrà sottoporsi ad un periodo di quarantena domiciliare di 14 giorni. Già dal 2 marzo chiunque proveniva dalle regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, doveva presentare alla frontiera un certificato medico non più vecchio di 5 giorni che escluda la presenza di infezioni virali. Dal 13 marzo 2020 tale regola è estesa a chiunque provenga dall'estero.
Portogallo Portogallo - Dal 23 marzo 2020 chiunque provenga dall'estero deve sottoporsi ad una quarantena obbligatoria. Dal 16 marzo sono soppressi tutti i collegamenti aerei, ferroviari, terrestri e fluviali con la Spagna, consentendo solo il passaggio merci e per lavoratori transofrontalieri. Già dal 10 marzo, per un periodo iniziale di 14 giorni, venne sospeso il traffico aereo con l'Italia. Chiunque arrivi dalla terraferma dopo il 16 marzo, incluso dal Portogallo stesso, nelle Azzorre o Madera, deve sottoporsi ad una quarantena di 14 giorni.[194]
Rep. del Congo Rep. del Congo - Dal 3 marzo 2020, chiunque provenga dall'Italia dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso una struttura indicata dalle autorità.
Rep. Dominicana Rep. Dominicana - Dal 15 marzo 2020, chiunque provenga da Italia, Francia, Spagna o Cina deve sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni.
Riunione Riunione - Dalle 15:00 del 17 marzo chiunque provenga da un'area a rischio contagio sarà sottoposto a quarantena domiciliare di 14 giorni.
Romania Romania - Inizialmente previsto che chiunque provenisse dai comuni italiani soggetti ad isolamento si sarebbe dovuto sottoporre ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso una struttura designata e che chi, invece, provenisse dai comuni di Lombardia e Veneto non in isolamento o dall'Emilia-Romagna, si sarebbe dovuto sottoporre ad una quarantena domiciliare volontaria della stessa durata, dalle ore 12:00 del 9 marzo 2020 è previsto che chiunque provenga dall'Italia debba sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Inoltre, viene vietato l'ingresso nel Paese con il trasporto aereo a tutti gli stranieri che provengano dall'Italia.
Ruanda Ruanda - Dal 20 marzo 2020 chiunque provenga dall'estero deve sottoporsi a quarantena domiciliare obbligatoria. Già in precedenza, tutti i viaggiatori provenienti dall'Italia erano sottoposti ad un monitoraggio costante delle condizioni di salute da parte delle autorità per un massimo di 14 giorni, da calcolarsi dalla data in cui si è lasciata l'Italia.
Saint Kitts e Nevis Saint Kitts e Nevis - Dal 10 marzo 2020 chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti verrà messo in quarantena obbligatoria per 14 giorni. In quanto le autorità locali scoraggiano di recarsi nel Paese a chi sia stato in Italia di recente, queste potranno anche optare per il respingimento alla frontiera.
Saint Vincent e Grenadine Saint Vincent e Grenadine - Dal 23 marzo chiunque provenga dall'Unione europea, Regno Unito o Stati Uniti dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Sierra Leone Sierra Leone - Dall'8 marzo 2020, chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti l'arrivo nel Paese, dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni.
Tagikistan Tagikistan - Dal 27 febbraio 2020, chiunque provenga dall'Italia, o vi sia stato nei 14 giorni precedenti, dovrà scontare una quarantena di 14 giorni presso una struttura designata.
Thailandia Thailandia - Dal 6 marzo 2020 chiunque provenga dall'Italia è obbligato a sottoporsi ad una quarantena domiciliare per 14 giorni, monitorata dalle autorità locali attraverso controlli a campione. Chiunque provenga dall'Italia dovrà, all'arrivo, compilare un modulo per facilitare la tracciabilità in caso di necessità. Al momento dell'imbarco, gli stranieri provenienti dall'Italia dovranno esibire un certificato medico che attesti l'assenza di COVID-19 e l'assicurazione sanitaria.
Togo Togo - Dal 16 marzo 2020, chiunque provenga da un paese a richio COVID-19, tra cui l'Italia, deve sottoporsi ad una quarantena domiciliare obbligatoria di 14 giorni con monitoraggio medico attivo.
Uganda Uganda - Dal 4 marzo 2020, chiunque provenga dall'Italia, dovrà sottoporsi ad una quarantena obbligatoria di 14 giorni con monitoraggio attivo da parte delle autorità sanitarie.
Zambia Zambia - Dal 28 febbraio 2020, chiunque provenga dall'Italia, dovrà sottoporsi a una quarantena obbligatoria di 14 giorni presso il proprio domicilio zambiano.
Quarantena per aree d'Italia a rischio
Al 23 marzo 2020, i paesi che hanno imposto la quarantena a chi proviene dalle zone a rischio sono i seguenti:

Regno Unito Regno Unito - Chiunque abbia fatto ingresso nel Paese e sia stato nei comuni italiani sottoposti ad isolamento dopo il 19 febbraio dovrà sottoporsi ad un periodo di quarantena anche se asintomatico in accordo con le autorità locali. Chiunque provenga dalle altre zone dell'Italia settentrionale dovrà sottoporsi alla quarantena solo se in presenza di sintomi sospetti per la COVID-19. Tale misura è valida anche per Guernsey, Jersey e l'Isola di Man.
San Marino San Marino - Dal 27 febbraio 2020, chiunque sia stato nei 20 giorni antecedenti l'ingresso nel Paese nelle aree considerate "a rischio", dovrà mettersi in isolamento obbligatorio domiciliare di 20 giorni.
Misure speciali
Al 23 marzo 2020, i paesi che hanno imposto controlli sanitari speciali al momento dell'ingresso nel paese per chi proviene dall'Italia, sono i seguenti:

Afghanistan Afghanistan - Tutti i viaggiatori provenienti dall'Italia o che vi sono stati nei 14 giorni precedenti, verranno sottoposti al controllo della temperatura corporea e la verifica della presenza di sintomi riconducibili alla COVID-19 prima del controllo passaporti. In caso affermativo, il viaggiatore potrà optare per il rimpatrio o la quarantena in attesa dei risultati del tampone.
Bielorussia Bielorussia - A chiunque sia stato in Italia nei 14 giorni precedenti, o chiunque sia di cittadinanza italiana, verrà misurata la temperatura corporea, effettuato il tampone per il SARS-CoV-2 e dovrà compilare un modulo al fine di essere rintracciabili per i regolari controlli sanitari che si dovranno effettuare durante la permanenza nel paese.
Capo Verde Capo Verde - Il 26 febbraio 2020 il paese ha dichiarato la sospensione, per tre settimane, di tutti i voli diretti con l'Italia.
Cuba Cuba - A tutti i passeggeri provenienti dall'Italia verrà effettuata la misurazione della temperatura corporea mediante scanner a distanza. In caso di presenza di sintomi di COVID-19, verrà effettuato un trasferimento presso un ospedale per ulteriori accertamenti.
Egitto Egitto - A tutti i passeggeri provenienti dall'Italia verrà misurata la temperatura corporea e richiesta la compilazione di un modulo affinché siano rintracciabili dalle autorità durante la permanenza nel Paese.
Marocco Marocco - Tutte le persone provenienti dall'Italia, oltre ad essere sottoposte al controllo della temperatura corporea, dovranno compilare un modulo al fine di facilitarne la reperibilità nel caso ve ne sia bisogno. Dal 10 marzo viene sospeso il traffico aereo con l'Italia e, dalla settimana successiva, con qualunque paese straniero e anche quello marittimo internazionale.
Messico Messico - Dal 29 febbraio 2020 chiunque provenga dall'Italia dovrà compilare un modulo sanitario sarà sottoposto al controllo della temperatura corporea al momento dell'ingresso nel Paese. In casi sospetti, le autorità procederanno con un ulteriori accertamenti presso un ospedale.
Monaco Monaco - I cittadini monegaschi provenienti da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sono invitati a effettuare una quarantena volontaria di 14 giorni. Vige l'obbligo di non presentarsi a scuola per il periodo della quarantena per gli studenti e il personale scolastico.
Nicaragua Nicaragua - Chiunque provenga dall'Italia verrà sottoposto ad un'intervista circa lo stato di salute e la permanenza nel Paese. A chi presenta sintomi compatibili con la COVID-19 verrà eseguito l'apposito tampone e messo in isolamento in attesa dei risultati.
Slovenia Slovenia - Dal 15 marzo 2020 è permesso l'ingresso a chi proviene dall'Italia se presenta un certificato medico, non più vecchio di 3 giorni, che confermi l'assenza di COVID-19, se non manifesti i sintomi di COVID-19 o se abbia una temperatura corporea inferiore a 37,5 gradi.
Zimbabwe Zimbabwe - Le autorità sanitarie, oltre a misurare la temperatura corporea a tutti coloro provenienti da aree a rischio, tra cui l'Italia, invitano i viaggiatori provenienti dalle suddette aree a sottoporsi ad un periodo di isolamento di 14 giorni.
Aiuti internazionali ricevuti in Italia
Il governo italiano ha richiesto attrezzature mediche dal meccanismo di protezione civile dell'Unione europea e l'11 marzo si è lamentato della risposta lenta degli altri paesi europei.[215][216] Il rappresentante permanente italiano presso l'Unione europea, Maurizio Massari, ha scritto: "sfortunatamente, non un singolo paese dell'UE ha risposto all'appello della Commissione".

Dall'inizio di marzo il governo tedesco ha limitato l'esportazione di prodotti essenziali al suo servizio sanitario nazionale. Ai distributori italiani è stato comunicato che non potevano essere forniti con camici chirurgici, maschere protettive, occhiali o visiere. La Francia ha imposto simili restrizioni all'esportazione e Jens Spahn ha difeso la decisione della Germania.

Il 13 marzo la Cina ha inviato forniture mediche, tra cui mascherine e ventilatori, in Italia, insieme a personale medico cinese; questi non furono donazioni bensì acquisti.

Il 15 marzo l'UE, tramite la persona del commissario europeo per il mercato interno, il francese Thierry Breton, annuncia lo sblocco delle esportazioni dei materiali sanitari da Francia e Germania verso l'Italia.

Il 21 marzo il Governo di Cuba ha inviato in Lombardia 52 medici e infermieri specializzati in malattie infettive.

Diffusione nel mondo ad origine dall'Italia

Paesi con casi di COVID-19 relazionati al cluster italiano.
Numerosi casi di COVID-19 sono emersi in tutto il mondo e sembrano essere stati il risultato di infezioni associate ai focolai dell'Italia settentrionale. Al 26 febbraio, 16 paesi hanno confermato casi che sembrano provenire dall'Italia.

Algeria
Il 25 febbraio, l'Algeria ha confermato il primo caso di COVID-19, un italiano di Bertonico, in Lombardia, che è arrivato nel paese il 17 febbraio, è risultato positivo al SARS-CoV-2.

Armenia
L'11 marzo, l'Armenia ha confermato 3 nuovi casi di COVID-19 di persone in arrivo dall'Italia, di cui 2 sono cittadini armeni e uno è cittadino italiano che lavora in Armenia.[230] Un nuovo caso è stato riportato il 15 marzo di un cittadino armeno rientrato dall'Italia recentemente.

Austria
Il 25 febbraio, l'Austria ha confermato i primi due casi di COVID-19, un uomo di 24 anni e una donna di 24 anni lombardi, che hanno visitato la loro città natale a Bergamo, sono risultati positivi al SARS-CoV-2 e sono stati ricoverati in ospedale a Innsbruck, in Tirolo.
Il 27 febbraio entrambi i bambini della coppia italiana sono risultati positivi e sono stati curati all'ospedale Kaiser-Franz-Josef.

Brasile
Il 25 febbraio, il Brasile ha confermato il primo caso di COVID-19, un uomo di 61 anni di San Paolo, che si è recato in Lombardia tra il 9 e il 21 febbraio, è risultato positivo al SARS-CoV-2. Aveva sintomi lievi ed è stato messo in quarantena a casa.

Croazia
Il 25 febbraio, la Croazia ha confermato il primo caso di COVID-19; un uomo di 26 anni, che era stato in precedenza a Milano tra il 19 e il 21 febbraio, è risultato positivo al SARS-CoV-2 ed è stato ricoverato nell'ospedale universitario per le malattie infettive Dr. Fran Mihaljević a Zagabria.

Il 26 febbraio, suo fratello gemello è risultato positivo ed è stato anche ricoverato all'ospedale universitario per le malattie infettive Dr. Fran Mihaljevic. Anche un uomo croato che ha lavorato a Parma, in Italia, è risultato positivo ed è stato ricoverato in un ospedale di Fiume.

Danimarca
Il 27 febbraio, la Danimarca ha confermato il primo caso di COVID-19, un uomo, che era tornato a casa da una vacanza sulla neve in Valtellina, Sondrio, è risultato positivo al SARS-CoV-2 presso il Zealand University Hospital di Roskilde ed è stato messo in quarantena a casa.
Finlandia
Il 26 febbraio, la Finlandia ha confermato che una donna finlandese, che aveva fatto un viaggio a Milano ed era tornata in Finlandia il 22 febbraio, è risultata positiva al SARS-CoV-2 all'ospedale centrale dell'Università di Helsinki.

Francia
Il 25 febbraio, la Francia ha confermato che un uomo di 64 anni di La Balme-de-Sillingy, tornato da un viaggio in Lombardia il 15 febbraio, è risultato positivo al SARS-CoV-2 ed è stato curato nel centro ospedaliero Annecy-Genevois, ad Épagny-Metz-Tessy.Anche sua moglie è risultata positiva ed è stata ricoverata nello stesso ospedale dove era in cura.

Il 26 febbraio, un uomo di 36 anni, che ha fatto più viaggi in Lombardia, è risultato positivo ed è stato curato nella Nouvel Hôpital Civil di Strasburgo.

Il 12 marzo il presidente Emmanuel Macron, dopo aver dichiarato che si tratta dell'"emergenza sanitaria più grave degli ultimi 100 anni in Francia", ha annunciato la chiusura da lunedì 16 marzo di tutte le scuole e le università, invitando inoltre le persone oltre i 70 anni d'età a rimanere in casa, ma ha confermato il regolare svolgimento delle Elezioni comunali del 15 e 22 marzo.

Germania
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Il 25 febbraio la Germania ha confermato che un uomo venticinquenne di Göppingen, nel Baden-Württemberg, recentemente rientrato da Milano, è risultato positivo al SARS-CoV-2 ed è stato curato nella Klinik am Eichert.

Il 26 febbraio, la sua fidanzata venticinquenne di Göppingen e il padre di lei sessantenne, medico principale presso l'ospedale universitario di Tubinga, sono risultati positivi e sono stati ricoverati nello stesso ospedale dove il padre lavorava a Tubinga.

Un uomo di 32 anni di Rottweil, nel Baden-Württemberg, che aveva visitato Codogno con la sua famiglia il 23 febbraio, è risultato positivo ed è stato ricoverato in ospedale.

Grecia
Il 26 febbraio la Grecia ha confermato il primo caso di COVID-19, una donna di 38 anni di Salonicco, che ha recentemente visitato il Nord Italia, è risultata positiva al SARS-CoV-2 ed è stata ricoverata all'Ospedale universitario AHEPA.

Il 27 febbraio, il bambino di 9 anni del paziente di 38 anni di Salonicco è risultato positivo ed è stato ricoverato nello stesso ospedale dove era stata curata la madre. Anche una donna che aveva viaggiato in Italia è risultata positiva ed è stata ricoverata in ospedale ad Atene.
Israele
Il 27 febbraio Israele ha confermato che un uomo, tornato dall'Italia il 23 febbraio, è risultato positivo ed è stato ammesso al Sheba Medical Center di Tel HaShomer, Ramat Gan.
Macedonia del Nord
Il 26 febbraio la Macedonia del Nord ha confermato il primo caso di COVID-19, una donna risultata positiva al SARS-CoV-2 nella Clinica per le malattie infettive, a Skopje. È stata in Italia per un mese ed era malata già da due settimane. Al suo ritorno in Macedonia del Nord, è immediatamente andata in clinica.

Norvegia
Il 27 febbraio la Norvegia ha confermato che due persone che si sono dimostrate positive erano collegate al focolaio in Italia. Sono entrambi stati messi in quarantena a casa ad Oslo.

Regno Unito
Il 27 febbraio, il Regno Unito ha confermato che un paziente, che ha visitato Milano, è risultato positivo al SARS-CoV-2. È stato ricoverato al Royal Free Hospital di Londra.[270] L'Irlanda del Nord ha riportato un primo caso di COVID-19 nella regione, un adulto che aveva viaggiato dal nord Italia attraverso Dublino è stato messo in quarantena a casa.

Romania
Il 26 febbraio, la Romania ha confermato il primo caso di COVID-19, un uomo di Gorj è risultato positivo al SARS-CoV-2, dopo essere entrato in contatto con un uomo italiano di 71 anni di Cattolica, in Italia. L'italiano ha visitato la famiglia di sua moglie e ha avuto diversi incontri di lavoro in Romania dal 18 al 22 febbraio. Il rumeno è stato ammesso al Istituto nazionale di malattie infettive Prof. Dr. Matei Balş a Bucarest.

Spagna
Il 24 febbraio 2020, un medico lombardo di 69 anni, in vacanza a Tenerife dal 17 febbraio, è risultato positivo al SARS-CoV-2 presso l'Hospital Universitario Nuestra Señora de Candelaria in Spagna. Un uomo di 25 anni di ritorno da una vacanza in Italia è risultato positivo anche nelle Asturie, in Spagna.

Il 25 febbraio, la moglie del medico lombardo, che era in vacanza a Tenerife, è risultata positiva ed è stata ricoverata nello stesso ospedale dove era in cura il marito. Anche una donna italiana di 36 anni che ha visitato Bergamo e Milano dal 12 al 22 febbraio, è risultata positiva a Barcellona. Un uomo di Villa-real, che di recente ha viaggiato a Milano, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'Hosipital Universitario de La Plana. Un uomo di 24 anni di Madrid, recentemente tornato dal Nord Italia, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'Ospedale Carlos III.

Il 26 febbraio, anche due turisti italiani, che erano in vacanza insieme al medico lombardo e sua moglie, sono risultati positivi. Il gruppo è stato trasferito all'Hospital Universitario Nuestra Señora de Candelaria e sottoposto a quarantena. Un 22enne di Barcellona, che si è recato a Milano tra il 22 e il 25 febbraio, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'Ospedale Clínica. Una donna di La Gomera, che ha viaggiato in Italia dal 4 all'8 febbraio, è risultata positiva ed è stata ricoverata all'Ospedale Generale de La Gomera a Tenerife.

Il 27 febbraio, un uomo di 44 anni di Valencia, che si è recato allo stadio di San Siro di Milano il 19 febbraio per vedere una partita di calcio, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'Hospital Clínico Universitario de Valencia. Uno studente Erasmus italiano di 18 anni che studia all'IE University di Segovia, appena tornato da Milano, è stato ricoverato all'Ospedale Generale di Segovia.

Svezia
Il 26 febbraio, la Svezia ha confermato che un uomo di 30 anni, che in precedenza aveva visitato il Nord Italia, si è ammalato tre giorni dopo il suo ritorno in Svezia. È risultato positivo al SARS-CoV-2 ed è stato ricoverato all'Ospedale Universitario Sahlgrenska a Göteborg.

Il 27 febbraio, tre pazienti di 30 anni sono stati confermati positivi al SARS-CoV-2 nel nella contea di Västra Götaland. Due di loro erano stati in contatto con il paziente di Göteborg di 30 anni, mentre l'ultimo aveva precedentemente visitato l'Italia.

Svizzera
Il 25 febbraio la Svizzera ha confermato il primo caso di COVID-19, un uomo di 70 anni nell'italofono Cantone Ticino, che in precedenza aveva visitato Milano.

Il 27 febbraio, un lavoratore informatico di 28 anni di Ginevra, recentemente rientrato da Milano, è risultato positivo ed è stato ricoverato all'ospedale universitario di Ginevra.

Impatto socio-economico
Effetti su eventi e manifestazioni

Scuole, università e musei sono stati chiusi in tutto il Nord Italia; festività, concerti, eventi sportivi, messe cattoliche e altri tipi di riunioni religiose sono stati annullati a partire dal 23 febbraio.

Diversi eventi importanti sono stati annullati, come l'annuale Carnevale di Venezia; inoltre, il Ministero dello Sport ha rinviato le partite di calcio di Serie A il 23 febbraio.

Le preoccupazioni per la settimana della moda di Milano hanno portato diverse case di moda a dichiarare che terranno solo spettacoli in onda, a porte chiuse, senza spettatori.

Il 5 marzo 2020, a causa del coronavirus viene il disposto il rinvio sine die del referendum costituzionale del 2020 in Italia, la cui data era prevista per il 29 marzo.

Aumento dei prezzi e ricerca dei beni di prima necessità

In concomitanza con tali avvenimenti, si sono registrati forti aumenti di domande per le mascherine e i disinfettanti per le mani. La mancanza di offerta da parte del mercato ha prodotto un'impennata dei prezzi, tanto da richiedere l'intervento dell'antitrust e della Guardia di Finanza per evitare fenomeni di speculazione sui tali prodotti.
La necessità di mascherine non ha colpito solamente i singoli cittadini, ma anche le regioni. In particolare la regione Lombardia ha ordinato da un fornitore turco 4 milioni di mascherine da consegnare prevalentemente ai medici e agli infermieri che se ne trovassero sprovvisti; dopo qualche giorno, però, l'ordine veniva annullato in quanto, secondo la versione riportata dal settimanale L'Espresso e ripresa da altre testate, il fornitore sarebbe risultato non in grado di "adempiere agli obblighi assunti". I tentativi di approvvigionamento all'estero, in sede comunitaria, hanno incontrato dapprima una mancata risposta e poco dopo l'ostacolo di alcuni Paesi, fra i quali si sono distinti la Germania e la Francia, che hanno imposto ai rispettivi produttori un divieto di esportazione anche all'interno dell'area Schengen. Al fabbisogno di mascherine si è affiancato quello di altri beni e servizi, fra cui kit di rianimazione e postazioni di terapia intensiva.

Chiusura delle scuole
Secondo espresse ordinanze dei governatori regionali, tutte le scuole e università di Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria ed Emilia Romagna sono state chiuse dal 23 febbraio all'1 marzo, termine poi prorogato (sia con ordinanze regionali che con disposizioni del governo centrale) all’8 marzo, con la differenza che a partire dal 2 marzo nella zona rossa (10 comuni lombardi più 1 veneto) le scuole restano chiuse, mentre si sospendono solo le attività didattiche nel resto del Paese.

Il 4 marzo 2020 il governo italiano proroga la misura al 15 marzo.

Con il DPCM dell’8 marzo la Lombardia e altre 14 province del nord Italia (Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia[97]) diventano “zona arancione” e in questi territori vengono sospese le attività didattiche fino al 3 aprile. Rimane il termine del 15 marzo per le scuole e le università di tutte le altre province d’Italia.

Il DPCM del 9 marzo trasforma l'Italia in un'unica "zona protetta" ed estende a tutto il territorio nazionale la sospensione delle attività didattiche fino al 3 aprile.

Servizi sanitari
Il 25 febbraio il Centro Nazionale Sangue dichiara la sospensione delle donazioni di sangue ed emocomponenti di 28 giorni per coloro che abbiano soggiornato nella Repubblica Popolare Cinese o che siano transitati nei comuni italiani interessati dalle misure del decreto del 23 febbraio, nonché per chi abbia avuto contatti con soggetti con infezione documentata da SARS-CoV2.

Questo, unito alla paura delle gente di recarsi nelle strutture ospedaliere, ha comportato un calo delle donazioni, ma sì è ugualmente richiesto, ai donatori che ne fossero in condizione, di non fermare le donazioni, in quanto la necessità rimane costante.

Con il decreto dell'8 marzo è stata annullata la sospensione dalle donazioni negli 11 comuni interessati in precedenza.

A partire dai primi giorni di marzo è apparsa come criticità la carenza di posti in terapia intensiva tali da poter curare tutte le persone che ne avessero bisogno, come ad esempio avvenuto all'interno dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Conseguentemente si è dovuta applicare una gestione dell'emergenza tipica degli scenari di crisi, in cui si dà priorità ai ricoveri a chi, secondo il triage, abbia più possibilità di guarire.

Donazioni

A partire dalla prima settimana di marzo sono iniziate a nascere diverse campagne di raccolta fonti, da devolvere ai vari ospedali, al fine di favorirne l'acquisto di macchinari per la terapia intensiva e materiale per gli operatori sanitari (mascherine, occhiali protettivi guanti e tute monouso). Le iniziative hanno avuto un'ampia visibilità mediatica anche grazie a svariati influencer che le hanno sostenute. Tra queste, una di quelle che ha avuto più risalto mediatico è stata quella compiuta da Chiara Ferragni e da suo marito Fedez che ha visto la donazione da parte di oltre 192.000 persone per un totale di circa 3,8 milioni di euro. Nei giorni a seguire diverse donazioni sono arrivate da diversi imprenditori, tra cui Silvio Berlusconi e Giuseppe Caprotti (del gruppo Esselunga) che hanno donato 10 milioni di euro a testa. Altre donazioni sono arrivate anche dal mondo della moda, da parte di Giorgio Armani e di Donatella Versace.

Successivamente, come risposta corale da parte degli italiani alla quarantena applicata con il DPCM del 8 marzo, si sono attuati, svariati flash mob sui balconi delle abitazioni dei vari cittadini, nati in parte spontaneamente e in parte tramite via social.

Nella fattispecie sono comparsi, il tricolore, striscioni di incoraggiamento, diverse persone si sono messe a cantare e a suonare, e alle ore 12:00 di sabato 14 marzo, molti cittadini hanno deciso di tributare, sempre affacciandosi dalle loro finestre e balconi, un applauso di gratitudine ai medici e agli infermieri che stanno operando in prima linea nel corso di questa epidemia.

Altre iniziative
A livello internazionale solidarietà e vicinanza al popolo italiano sono state dimostrate tramite alcune iniziative specifiche: in Bosnia-Erzegovina, il municipio di Sarajevo e il ponte di Mostar sono stati illuminati col tricolore nella serata del 14 marzo 2020.

La sera del 16 marzo 2020 a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, il Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo, si è illuminato con il tricolore italiano, alternato alla scritta "Siamo con voi".

Il 20 marzo 2020 alle ore 11:00, per la prima volta nella storia dell'Italia, con l'iniziativa di solidarietà La Radio per l'Italia tutte le radio trasmettono in modulazione di frequenza l'Inno di Mameli, Azzurro, La canzone del sole e Nel blu dipinto di blu in sincronia.
12 febbraio 2025
L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche rappresentano una sfida importante per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). In Italia, nel 2023, l’età media ha raggiunto i 48,4 anni, la più alta nell’UE, e il 24% della popolazione ha più di 65 anni 1 . Al fronte di tale situazione, è sempre più importante trovare soluzioni innovative per garantire la sostenibilità del SSN, in particolare per affrontare il divario tra i bisogni assistenziali e le risorse disponibili. Tra le possibili soluzioni, il Lean Management emerge come uno strumento promettente per ottimizzare i processi sanitari, ridurre gli sprechi e mantenere allo stesso tempo elevati standard di qualità delle cure2 . Nato nell’industria manifatturiera, il Lean Management si contraddistingue quale innovativo approccio alla gestione dei processi, i quali scopi principali sono l’eliminazione degli sprechi e l’ottimizzazione delle risorse al fine di creare valore per il cliente. In ambito sanitario, questa metodologia si rivela particolarmente efficace poiché mira a migliorare l’efficienza dei servizi, aumentando la soddisfazione del paziente e la qualità delle cure3. Applicare i principi Lean in sanità significa riorganizzare i flussi di lavoro e le attività cliniche per garantire una gestione più snella e integrata, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’assistenza. Questa strategia non permette unicamente migliori benefici per i pazienti, ma consente anche di contenere i costi, allineando gli obiettivi di cura con le esigenze di qualità e sostenibilità del sistema sanitario4 . Presso il Centro Studi Americani è stato presentato il progetto “Go Lean: Il Lean Management nella Sanità italiana: esperienze di successo e prospettive future per la sostenibilità del Sistema Sanitario”, realizzato da Edra Spa con il supporto di Takeda. Durante l’incontro, è stato presentato il white paper omonimo, con l’obiettivo di stimolare un dibattito sull’applicazione del Lean Management nella sanità italiana. “Go Lean” ha riunito esperti del settore sanitario, accademico e istituzionale, tutti impegnati ad affrontare le sfide legate all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche. I professionisti del settore hanno messo in luce le caratteristiche di tale approccio, evidenziando come possa migliorare l’efficienza dei servizi e, allo stesso tempo, ridurre gli sprechi. È emerso che il Lean Management, analizzando i processi e massimizzando il valore per il paziente, può rendere il sistema sanitario più efficace e reattivo, anche in un contesto di risorse limitate. Il progetto “Go Lean” ha messo in evidenza alcune proposte chiave per migliorare il sistema sanitario: • istituzione della figura del Direttore Operativo nelle aziende sanitarie, con la certificazione Lean o Lean Six Sigma tra i requisiti; • promozione della certificazione Lean come requisito preferenziale per gli incarichi di funzione e nelle modalità di accreditamento delle strutture sanitarie; • inserimento degli interventi Lean nei sistemi di gestione delle performance aziendali, integrandoli con gli obiettivi di outcome sanitario; • formazione obbligatoria Lean nei piani formativi aziendali e nelle facoltà di Medicina e Scienze Infermieristiche; • creazione di iniziative premianti nazionali, come il modello Shingo Prize, per incentivare l’applicazione della metodologia Lean in aree funzionali critiche come sale operatorie e pronto soccorso; • supporto da parte di AGENAS per la diffusione del Lean Management e monitoraggio delle progettualità nel settore sanitario. BIBLIOGRAFIA 1 Struttura della popolazione e invecchiamento. European Commission – Eurostat Statistics Explained. https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Population_structure_and_ageing&action=statexpseat&lang=it. 2 Rosa A, Marolla G, Lega F, Manfredi F. Lean adoption in hospitals: the role of contextualfactors and introduction strategy. BMC Health Serv Res. 2021 Aug 28;21(1):889. 3Agnetis A, Guercini J, Bianciardi C, et al. Lean Thinking E A3 Report: Manuale Operativo di Project Management in Sanità. Ed. Edra, Milano, 2019. 4 Rosa A, Marolla G, Lega F, Manfredi F. Lean adoption in hospitals: the role of contextual factors and introduction strategy. BMC Health Serv Res. 2021 Aug 28;21(1):889. LE DICHIARAZIONI DEGLI ESPERTI Americo Cicchetti, Direttore generale della programmazione sanitaria, Ministero della Salute “Negli ultimi anni, il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ha fatto notevoli progressi, soprattutto in ambito ospedaliero. Questo miglioramento è stato possibile grazie all’introduzione di solidi standard nazionali, che hanno spinto le regioni e, di conseguenza, le aziende sanitarie a rivedere i propri processi e orientarsi verso parametri che hanno modernizzato situazioni ormai superate. È fondamentale proseguire su questa strada per due motivi principali: il primo riguarda il rafforzamento del sistema degli standard nazionali e la necessità di rivedere alcuni parametri per l’attuazione dei livelli essenziali di assistenza. Gli standard sono cruciali per tradurre questi livelli in servizi e prestazioni omogenei a livello nazionale. Il secondo motivo riguarda l’aspetto economico: nel 2024, il Ministero dell’Economia ha avviato un programma di analisi e valutazione della spesa che coinvolge tutta la pubblica amministrazione, con particolare attenzione agli enti centrali. Lavorare in questa direzione significa avviare numerosi interventi mirati che, se coordinati, possono generare risorse e creare le condizioni per nuovi investimenti”. Paolo Petralia, Direttore generale ASL4 S.S.R. Ligure, Chiavari (GE); Vicepresidente vicario FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie Ospedaliere) “L’approccio Lean può davvero fare la differenza, offrendo un nuovo modo di guardare e interpretare la realtà. Il nostro obiettivo è fornire strumenti concreti per promuovere il cambiamento aziendale, e la metodologia Lean è uno di questi, in grado di aumentare l’efficienza e, soprattutto, di rendere gli operatori e chiunque la adotti più consapevoli e responsabili del valore che può emergere dal suo utilizzo. Credo che nelle nostre aziende ci sia bisogno di rendere più efficienti i servizi e i modelli organizzativi, e la metodologia Lean è il modo giusto per farlo. In pratica, significa fare le cose in modo più semplice, efficace, e con il minor spreco di risorse. L’efficienza che ne deriva migliora i servizi, e per questo tale strategia è un potente motore di innovazione, sviluppo e, allo stesso tempo, di sostenibilità.” Alessandro Bacci, Professore di Economia, Organizzazione aziendale e Lean management, Dipartimento Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche, Università degli Studi di Siena “Le sfide sono numerose e l’esperienza odierna ci dimostra che è possibile ottenere risultati, sicuramente a livello legislativo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Emergere con forza la necessità di investire nella formazione, sia universitaria che tramite corsi di specializzazione all’interno delle singole strutture sanitarie. È fondamentale fare tesoro delle esperienze già realizzate, utilizzandole come punto di partenza per sensibilizzare altre aziende sull’impatto dei risultati che è possibile raggiungere.” Alessandro Agnetis, Professore Ordinario di Ricerca Operativa, Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e Scienze Matematiche, Università degli Studi di Siena: “Quando si introduce un nuovo modello organizzativo, la formazione è spesso un aspetto centrale nella gestione del cambiamento. Questo è particolarmente vero nel caso della metodologia lean, che pone le persone al centro della trasformazione e coinvolge tutti gli attori nei processi di miglioramento continuo. Tuttavia, parlare di formazione in ambito lean, soprattutto facendo specifico riferimento ai processi in Sanità, vuol dire progettare percorsi di apprendimento in cui l’aspetto applicativo è fortemente integrato con quello metodologico, sviluppando quel tanto di “teoria” che serve a supportare l’analisi dei processi reali e a guidare gli interventi di miglioramento. Quindi, la formazione in ambito lean deve avere un carattere distintamente multidisciplinare, frutto della cooperazione tra esperti di organizzazione e gli attori principali dei processi, nel nostro caso medici, infermieri, personale sanitario e amministrativo”. Mattia Altini, Presidente SIMM (Società Italiana di leadership e Management in Medicina), Direttore dell’Assistenza ospedaliera della Regione Emilia-Romagna: “La strategia del valore è oggi l’unica opzione credibile per rendere sostenibile il Sistema Sanitario Nazionale e regionale. È necessario ridistribuire i bisogni nei luoghi più appropriati, identificando il contesto che massimizza il valore delle risorse impiegate. Si tratta di un cambiamento culturale: in questa ottica, il Lean rappresenta uno strumento fondamentale per tradurre un concetto teorico in pratica quotidiana. La metodologia Lean si concentra sull’analisi dei processi, eliminando tutto ciò che non genera valore, ottimizzando così l’utilizzo del capitale umano, della logistica e di altre risorse. In questo periodo di trasformazione, la cultura del valore e gli strumenti Lean sono essenziali. Sarebbe utile integrarli nei corsi di laurea, in particolare in medicina e nelle specializzazioni, affinché la cultura gestionale diventi una competenza acquisita durante il percorso di studi.” Sandro Ardizzone, Presidente della Fondazione IG IBD ETS: “Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) sono in costante aumento e, sebbene colpiscano più frequentemente le giovani età, tra i 20 e i 30 anni, è importante sottolineare che possono manifestarsi a qualsiasi età, dalla prima infanzia fino all’età avanzata. Grazie alla disponibilità di terapie sempre più innovative e numerose, è oggi possibile affrontare al meglio queste patologie, che sono invalide e progressive. Tuttavia, questa evoluzione rende necessaria una riorganizzazione che preveda un approccio multidisciplinare, coinvolgendo professionisti di diverse specialità. Inoltre, è cruciale sensibilizzare le istituzioni, a tutti i livelli, che ancora oggi non sembrano pienamente consapevoli della gravità della situazione.” Giovanni Gorgoni, Direttore generale ASL Asti: “Nel corso della mia esperienza ventennale con l’approccio Lean, ho potuto constatare direttamente come questa metodologia possa trasformare i processi all’interno delle strutture sanitarie, migliorando l’efficienza, riducendo gli sprechi e, soprattutto, mettendo al centro il valore per il paziente. In diverse esperienze svolte nella regione Puglia, l’obiettivo non è stato l’abbassamento dei costi, ma piuttosto il miglioramento funzionale. Un esempio concreto è il trattamento dei tumori della mammella e dei polmoni, dove siamo riusciti a ricondurre al PDTA quasi il 74% dei pazienti. Oggi, il Lean Management trova applicazione in molti ambiti: non si limita a un approccio individuale, ma, se ben implementato, coinvolge tutti gli attori del sistema sanitario, creando una cultura del miglioramento continuo che diventa parte integrante della routine quotidiana.” Edoardo Vincenzo Savarino, Unità Operativa Complessa di Gastroenterologia Dipartimento di Scienze Chirurgiche e Gastroenterologiche, Università di Padova: “Prima di iniziare un percorso Lean a Padova, conoscevo poco le metodologie Lean e il loro potenziale nel migliorare il percorso diagnostico e terapeutico per i nostri pazienti. L’importanza di questa metodologia nella pratica clinica l’ho compresa appieno solo successivamente. Per quanto riguarda le patologie infiammatorie e croniche dell’intestino, grazie all’approccio Lean, siamo riusciti a individuare e affrontare le problematiche esistenti, ottimizzando successivamente le tempistiche e i processi. Abbiamo messo alla prova queste nuove modalità gestionali sul campo e i risultati sono stati evidenti: riduzione significativa dei tempi di attesa, miglioramento delle performance e ottimizzazione della scelta dei percorsi terapeutici per i pazienti.” Angelo Rosa, Professore Associato di Organizzazione Aziendale; Direttore Laboratorio Lean & Value Based Management, Dipartimento di Management, Finanza e Tecnologia Università LUM Giuseppe Degennaro, Casamassima (BA): “Ciò che emerge oggi è che uno dei principali driver del cambiamento organizzativo a cui stiamo andando incontro è sicuramente la formazione, che diventa un elemento cruciale per favorire l’innovazione organizzativa, trasformando i processi e consentendo di monitorarli in modo efficace. Uno degli strumenti più utilizzati in questo contesto è il Lean Project Management, che apre anche nuove opportunità per l’evoluzione del settore sanitario.” Claudia Russo Caia Patient, Value & Access Head, Takeda Italia: “Takeda crede fermamente che la collaborazione tra pubblico e privato rappresenti un’importante opportunità di scambio di esperienze, cultura e informazioni, con l’obiettivo comune di migliorare i processi di cura dei pazienti, creare valore condiviso per tutti gli attori del sistema sanitario e promuovere la sostenibilità. In questo contesto, il Lean può fare la differenza, permettendo di ridurre gli sprechi e generare valore per l’intero panorama sanitario nazionale, a vantaggio della sostenibilità. Da anni, Takeda è impegnata a diffondere questa metodologia tra tutti i protagonisti del settore”. Pietro Quinto, Dirigente UOS Affari Generali, Agenas: “La vera rivoluzione che la sanità italiana – e mondiale – dovrà affrontare sarà quella di digitalizzare tutti i processi. Queste aspirazioni si allineano perfettamente con le tecniche che il Lean Management ha nel proprio DNA. La qualità delle cure, la riduzione dei costi e l’efficientamento dei percorsi sono aspetti che dovranno procedere di pari passo con l’innovazione digitale. La rivoluzione in atto, promossa da Agenas con la piattaforma telematica, l’implementazione della telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico, si integra bene con i principi del Lean. È necessario pensare a questi modelli innovativi, ma allo stesso tempo agire concretamente nella pratica: nelle strutture sanitarie sarebbe fondamentale avere una figura dedicata all’implementazione di queste strategie.” Testo a cura di: Redazione BitMAT
5 dicembre 2024
l 29 febbraio del 2024 Change Healthcare, attore della sanità americana che elabora miliardi di dati di pazienti e di transazioni finanziarie, ha comunicato di essere vittima di un attacco ransomware definitivamente risolto il 7 maggio. L’azienda è controllata da UnitedHealth Group Incorporated, multinazionale statunitense di servizi e assicurazioni sanitarie. All’inizio del mese di marzo il collettivo ransomware Alphv/BlackCat ha rivendicato la paternità dell’attacco e, nel corso delle settimane a seguire, è emerso che sono stati esfiltrati i dati di 100 milioni di persone, ovvero altrettante vittime. Sono state sottratte informazioni sensibili e persino molto sensibili. Il riferimento va ovviamente ai dati relativi alle diagnosi, ai trattamenti terapeutici e a quelli farmacologici, tutti dati che fanno persino passare in secondo piano l’esfiltrazione di record anagrafici e amministrativi, comunque molto importanti. Da qui si parte. La cyber security è prima di ogni altra cosa la messa in sicurezza e la protezione dei dati. Cento milioni di persone rappresentano il numero di vittime dell’incursione del collettivo di hacker. Inoltre, quando si parla di sicurezza e privacy non vengono in mente dati più suscettibili di quelli che riguardano la salute delle persone. Indice degli argomenti -Le conseguenze dell’attacco per le persone -La sanità digitale è a rischio? Le conseguenze dell’attacco per le persone Con l’ingegner Pierluigi Paganini, Ceo di Cybhorus e membro ENISA Ad-Hoc Working Group on Cyber Threat Landscapes, diamo una dimensione più precisa dell’attacco hacker e delle sue conseguenze sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche coinvolte. “L’ attacco ransomware subito da Change Healthcare mette in luce le vulnerabilità del settore sanitario, da sempre obiettivo privilegiato di attacchi condotti da criminali informatici ed attori nation-state. L’attacco a Change Healthcare rappresenta un campanello d’allarme estremamente importante per l’intero settore sanitario. Il coinvolgimento di 100 milioni di pazienti rende idea delle dimensioni dell’incidente. Le conseguenze di questa violazione di dati potrebbero essere significative e durature per i soggetti impattati, siano essi i singoli individui o organizzazioni sanitarie coinvolte”, spiega Paganini. Quello alla società controllata da UnitedHealth Group Incorporated non è il primo attacco al mondo della sanità ed è da stolti credere che sia l’ultimo. Per rimanere negli Usa, viene alla mente l’incursione del 2015 ai danni dell’azienda assicurativa Anthem che ha consentito agli hacker di appropriarsi dei dati di 80 milioni di clienti e, pure riducendo fino a poche migliaia il numero delle vittime (comunque troppe) e spostandoci in Italia, va sottolineato l’attacco a Synlab del mese di aprile di questo 2024. “Purtroppo, il caso non è isolato all’interno del settore, molte organizzazioni gestiscono volumi importanti di dati sensibili, spesso memorizzati e processati su sistemi legacy, privi di adeguate protezioni”, continua l’esperto. UnitedHealth, così come riportato da Associated Press, ha accantonato 1,1 miliardi di dollari (1,04 miliardi di euro) per sopportare i costi legati alla violazione e questo deve fare riflettere le imprese di qualsiasi comparto e grandezza: i costi di un attacco andato a segno possono essere di gran lunga superiori a quelli per garantire la maggiore sicurezza delle infrastrutture IT e dei dati. “L’importo accantonato da UnitedHealth, azienda che controlla Change Healthcare, per far fronte ai costi derivanti dall’attacco ci danno un’indicazione dell’impatto economico della violazione di dati. In tale computo entrano voci di spesa come costi legati alla risposta all’incidente, alla notifica dei pazienti, alle misure tecnologiche adottate per aumentare la resilienza dell’organizzazione post incidente, e alle potenziali azioni legali”, illustra Paganini. La sanità digitale è a rischio? Possiamo definire la sanità digitale a rischio? In altre parole, la digitalizzazione del comparto che elabora e immagazzina i dati più sensibili per le persone è affidabile? “La risposta è complessa. La digitalizzazione spinta del settore sanitario è inevitabile e porta con sé numerosi vantaggi, come una migliore gestione dei dati dei pazienti, una maggiore efficienza e una migliore accessibilità ai servizi. Dall’altro, la crescente penetrazione tecnologica espone il settore a nuove minacce, e l’attacco a Change Healthcare ne è la riprova. La sanità digitale è sicuramente a rischio se non si adottano misure di sicurezza adeguate. È fondamentale investire in soluzioni di sicurezza all’avanguardia, formare il personale, effettuare regolarmente test di penetrazione e mantenere aggiornati i sistemi. La sicurezza informatica è una priorità assoluta per il settore sanitario”, conclude Paganini. Testo a cura di: Giuditta Mosca Giornalista, esperta di tecnologia
5 dicembre 2024
Uno dei settori in cui le soluzioni di intelligenza artificiale, nelle sue specializzazioni di machine learning e deep learning, stanno trovando largo spazio applicativo è senza dubbio l’ambito sanitario: si registrano in tutto il mondo, infatti, innumerevoli progetti ad alto profilo tecnologico, con focalizzazioni diverse sul tipo di supporto fornito, dalle diverse piattaforme di apprendimento automatico ai diversi attori in ogni contesto medico e sanitario in genere. Osservando i risultati che si stanno ottenendo, viene spontaneo immaginare che il futuro della sanità si prospetti sempre più intrecciato con la tecnologia, in particolare con l’IA. L’introduzione di algoritmi di machine learning in campo medico promette di rivoluzionare i percorsi sanitari, dalla diagnosi, alla terapia e fino alla gestione delle malattie. Indice degli argomenti -Il ruolo degli algoritmi nel contesto sanitario -Il medico: un ruolo in evoluzione -Il paziente: attore protagonista -Chi decide, allora? -Verso la sanità del futuro Il ruolo degli algoritmi nel contesto sanitario Questi algoritmi, addestrati sull’enorme quantità di dati disponibili nel contesto sanitario (pensiamo alle immagini della radiodiagnostica piuttosto che agli innumerevoli database contenenti preziosi dati ed informazioni sulla salute dei pazienti), sono in grado di fornire interessanti funzionalità, come ad esempio: - Analizzare immagini diagnostiche con una precisione spesso superiore a quella umana, aiutando ad individuare precocemente patologie e consentendo così di ricorrere prontamente a terapie spesso già suggerite e analizzate dalla stessa piattaforma di ausilio e supporto. - Previsione dell’evoluzione di una specifica patologia e personalizzazione dei trattamenti in base alle caratteristiche individuali (anche tramite analisi genomica) del paziente. - Ottimizzare l’organizzazione dei servizi sanitari e ridurre così, ad esempio, i tempi di attesa. - Monitorare costantemente da remoto, grazie a dispositivi wearable e applicazioni mobili tutti supportati da particolari piattaforme di IA, i parametri vitali dei pazienti fornendo anche forme di supporto automatico in caso di necessità (richieste e/o quesiti dei pazienti), riuscendo anche ad inviare avvisi in caso di anomalie così da consentire un pronto intervento solo in caso di effettiva necessità. Il medico: un ruolo in evoluzione Il professionista sanitario rimane una figura fondamentale, centrale nel sistema, anche se rispetto alla figura classica del recente passato è necessario che evolva, in quanto deve: - Interpretare i risultati forniti dai vari sistemi di IA a supporto delle attività, tenendo conto del quadro clinico e di tutte le caratterizzazioni a disposizione sul paziente. - Cercare di Stabilire la diagnosi definitiva che consenta l’individuazione, in un tempo piuttosto limitato, di un efficace ed ottimizzato piano terapeutico. - Stabilire un rapporto o contatto con il paziente , avvalendosi di sistemi di monitoraggio e di supporto automatico (anche con chatbot gestite da IA) garantendo comunque quella presenza, quel canale di comunicazione tale da garantire quel supporto emotivo spesso utili ed a volte necessari al paziente per affrontare la malattia. Il medico, quindi, viene inquadrato come un esperto che lavorerà in sinergia con l’algoritmo, cercando di sfruttarne tutte le potenzialità per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria. Per fa ciò appare evidente che occorrerà stabilire dei percorsi formativi multidisciplinari che consentano ai vari attori, parte operativa del sistema, non solo di avere a disposizione l’ampio set di servizi tecnologici offerti dalle piattaforme, ma anche di farne un uso consapevole: oggi, molti risultati ottenuti in fase sperimentale nell’analisi dei dati sanitari forniti all’elaborazione per l’apprendimento automatico, sono spesso tenuti in scarsa considerazione dal personale in quanto quest’ultimo ancora non conosce appieno le metodologie che hanno consentito di ottenere i risultati di qualcosa che appare ancora come una sorta di “black box”. Il paziente: attore protagonista In questo scenario di assistenza sanitaria dove stiamo pensando alla diffusione dell’ausilio di tecnologiche piattaforme di intelligenza artificiale, possiamo guardare alla “nuova” figura del paziente che, per i rinnovati servizi a disposizione, risulterà essere sempre più informato e consapevole potendo anche assumere, sotto determinate condizioni e in casi ben individuati, un ruolo decisamente più attivo nell’ambito del processo decisionale e del consenso informato. Grazie alle tecnologie digitali, il paziente può accedere a informazioni sulla propria salute, monitorare i propri parametri vitali ricevendo, in real time, indicazioni e valutazioni sull’inquadramento specifico del proprio stato di salute e avendo forse anche la possibilità di partecipare attivamente alla scelta della terapia più apprezzata tra i vari percorsi terapeutici messi a disposizione e proposti dal personale medico. Chi decide, allora? Se da un punto di vista delle variabili decisionali sembra che il ventaglio delle soluzioni cresca notevolmente con l’introduzione delle applicazioni dell’IA nell’ambito sanitario, appare forse un po’ meno chiara la sinergia dei nuovi ruoli ridefiniti e che potrebbero andarsi a delineare in questi nuovi scenari: la considerazione che viene spontanea è quella che probabilmente ciò è dovuto al fatto che i modelli attuali di prestazione di cure sanitarie non risultano più totalmente confacenti alle dinamiche di gestione dei rapporti medico – paziente piuttosto che struttura sanitaria – paziente, che stiamo ipotizzando per sistemi di cura tecnologicamente integrati con l’IA. Altra possibile criticità, che emerge dall’analisi di un siffatto nuovo sistema di gestione sanitaria, è legata alla definizione delle responsabilità: se il personale sanitario ed il medico dovranno attenersi, ad esempio, a delle linee guida in cui si specifica in modo chiaro il riferimento al ruolo di “coprotagonista” per le tecnologie di intelligenza artificiale, a chi verranno imputate le responsabilità di eventuali risultati negativi o problematiche derivanti dalle scelte fatte e dai percorsi intrapresi? Medici o Algoritmi? Si può affermare senza dubbio che risulta evidente la necessità di avere a disposizione delle regolamentazioni e delle procedure che tengano conto dell’applicazione delle nuove tecnologie così da definirne gli aspetti su cui attualmente, forse, il mondo sanitario non risulta totalmente “coperto”. Occorre aggiornare i riferimenti, le linee guida e probabilmente anche le applicazioni legali e medico legali al processo decisionale, effettuando eventuali ricontestualizzazioni secondo i nuovi scenari di una sanità che sta senza dubbio evolvendo. Per quanto oggi a disposizione non sarà possibile (almeno per ora!), esulare da un contesto in cui la decisione finale spetta sempre al medico, che potrà avere a disposizione il valido supporto informativo delle piattaforme di IA, condividendo le scelte fatte con il paziente che risulterà più consapevole e più informato (consenso informato). L’algoritmo è uno strumento prezioso, ma non può sostituire il giudizio clinico e l’empatia del professionista sanitario. Verso la sanità del futuro Possiamo pensare al triangolo paziente-medico-algoritmo come ad un modello che descrive la Sanità del Futuro, un modello in cui: Il paziente è al centro del processo decisionale. Il medico è un esperto che utilizza gli strumenti tecnologici a disposizione per offrire un’assistenza personalizzata. L’algoritmo è uno strumento che supporta il medico nel prendere decisioni più accurate e tempestive. Questa sanità del futuro sarà caratterizzata probabilmente da una sempre maggiore integrazione tra uomo e macchina. Il medico e l’algoritmo lavoreranno insieme per offrire ai pazienti un’assistenza sanitaria più efficace, personalizzata e centrata sul paziente. Questa sanità del futuro solleva importanti interrogativi etici e pratici a cui occorrerà dare risposte chiare e sistemiche. Testo a cura di:Michele Losole Funzionario elevata qualificazione – Comune di Barletta
5 dicembre 2024
In un contesto in cui tecnologia e umanità devono coesistere, i momenti di confronto diventano fondamentali per condividere esperienze e conoscenze. È essenziale che gli attori dei diversi settori – da quello scientifico accademico a quello del terzo settore, passando per quello istituzionale – si uniscano per garantire che le soluzioni tecnologiche siano non solo efficaci, ma anche accessibili e sicure per tutti. È esattamente ciò che è stato fatto all’interno di FORUM Sanità 2024, con lo svolgimento dei “Coffee Talk di HealthTech360” nel pomeriggio del 24 ottobre. Tre appuntamenti informali, nei quali Massimo Mattone, Direttore Responsabile di HealthTech360, ha moderato il confronto sullo stato dell’arte della sanità digitale in Italia e sulle iniziative europee per incrementarne l’adozione, garantendo al contempo un uso etico e rispettoso dei dati e della privacy dei pazienti. Scopriamo più in dettaglio temi e protagonisti dei Coffee Talk di HealthTech360 a FORUM Sanità 2024. Stato dell’arte e futuro della Sanità Digitale in Italia Il primo appuntamento ha avuto per protagoniste Laura Patrucco, presidente di ASSD (Associazione Scientifica Sanità Digitale), già nostra ospite lo scorso anno, e Fidelia Cascini, professoressa di Sanità Pubblica presso l’Università Cattolica Sacro Cuore. La discussione si è concentrata sulle sfide e le prospettive della sanità digitale in Italia, con un focus specifico orientato alla trasformazione digitale dei servizi sanitari e alle terapie digitali. In particolare, Laura Patrucco ha posto l’accento sull’importanza del people engagement, sulla necessità di coinvolgere tutte le parti interessate, dai pazienti ai professionisti sanitari, per garantire che le soluzioni digitali siano realmente efficaci e accessibili: “La vera innovazione è cambiare la prospettiva e pensare non solo allo strumento in quanto tale, ma a come questo sia declinato verso l’utilizzatore finale”. Fidelia Cascini, da parte sua, ha evidenziato i progressi compiuti dall’Italia nell’adozione della telemedicina e del Fascicolo Sanitario Elettronico. I dati parlano chiaro e sembrano essere più che incoraggianti: “L’Italia sta correndo verso una trasformazione digitale. Abbiamo registrato un incremento al di sopra della media europea nell’accesso ai servizi digitali, raggiungendo l’83%”. Tuttavia, è fondamentale non perdere di vista anche l’altro lato della medaglia: la necessità di un cambiamento culturale per fare in modo che i benefici della trasformazione digitale siano accessibili a tutti, nessuno escluso. Per Cascini, è indispensabile investire non solo in infrastrutture tecnologiche, ma anche nella formazione e nell’educazione digitale per garantire un’adozione uniforme su tutto il territorio. Terapie Digitali: una grande opportunità per l’Italia Nel secondo Coffee Talk di questa edizione di FORUM Sanità, Massimo Mattone ha intervistato Giuseppe Recchia, Vice-Presidente Fondazione Tendenze Salute e Sanità – CEO e co-Founder daVi Digital Medicine, cofondatore di startup di terapie digitali e membro del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Smith Kline. Il tema principale del confronto è stato il potenziale delle terapie digitali (DTx) come grande opportunità per l’Italia. Recchia ha chiarito cosa distingue le terapie digitali da altre tecnologie per la salute: “Una terapia digitale è un software per la salute disegnato per trattare una malattia, che eroga un intervento medico con un impatto positivo sulla salute del paziente, dimostrato tramite ricerca sperimentale”. Ha anche spiegato come l’Italia sia ancora in ritardo rispetto ad altri paesi nell’adozione di queste terapie, principalmente per mancanza di formazione e di un contesto culturale adeguato. Ha inoltre affrontato il tema della rimborsabilità delle terapie digitali, sostenendo che la principale barriera non è la mancanza di rimborsi, ma piuttosto la scarsa alfabetizzazione digitale tra medici e pazienti: “Il primo intervento che deve essere fatto non è il rimborso, ma una formazione e un’informazione allargata”. Per sviluppare e diffondere terapie digitali in Italia, il coinvolgimento di startup e la collaborazione con aziende farmaceutiche costituiscono sinergie altamente potenzianti. È necessario un cambiamento culturale che parta dai professionisti del settore sanitario, affinché possano trasferire fiducia e consapevolezza ai pazienti e favorire l’adozione significativa delle terapie digitali. Solo così queste terapie potranno esprimere tutto il loro potenziale e migliorare l’efficacia del sistema sanitario. Intelligenza Artificiale in Sanità tra rischi e opportunità Il terzo e ultimo Coffee Talk di HealthTech360 di FORUM Sanità 2024 ha visto Massimo Mattone conversare con un’ospite di eccezione: Guido Scorza, Componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali. Il tema del confronto? L’importanza di trovare un equilibrio tra i benefici dell’innovazione e la necessità di proteggere i dati personali dei cittadini. Se da un lato non c’è dubbio che l’intelligenza artificiale stia trasformando profondamente il settore sanitario, offrendo nuove possibilità per la diagnosi, la terapia e la gestione delle malattie, è anche innegabile che l’implementazione di queste tecnologie ci pone quotidianamente davanti a sfide complesse, in particolare quando si tratta di garantire la tutela della privacy dei pazienti. “La regola aurea è che non esistono diritti assoluti”, afferma Scorza. Tra diritto alla salute e diritto alla privacy, è necessario trovare un punto di equilibrio che consenta di garantire entrambi. L’assenza di un approccio interdisciplinare è una delle ragioni principali che ostacolano il raggiungimento di tale bilanciamento. Scorza ha sottolineato la necessità di un approccio interdisciplinare nello sviluppo e nell’implementazione delle soluzioni basate sull’IA in ambito sanitario, considerandola una criticità prioritaria da risolvere. È necessaria anche una regolamentazione chiara e aggiornata per l’utilizzo dell’IA in questo settore. L’unica soluzione possibile è quella di continuare a lavorare per raggiungere e consolidare una normativa adeguata. “Dobbiamo garantire che l’IA sia uno strumento al servizio dell’uomo, non il contrario”. L’intelligenza artificiale offre un enorme potenziale per migliorare la qualità e l’efficienza del sistema sanitario, ma non si può prescindere dal fatto che lo sviluppo e l’utilizzo di queste tecnologie avvengano nel pieno rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini. Testo a cura di: Redazione FPA
5 dicembre 2024
Gli hackathon sono un prezioso strumento di sperimentazione per stimolare la collaborazione tra partecipanti provenienti da contesti apparentemente distanti incoraggiando lo scambio di competenze. Per questo il partenariato italiano del progetto europeo CoVe Care about It, guidato da Apro Formazione, è stato organizzato l’evento “Genera-zione HealthTech: Soluzioni digitali per la sanità digitale” presso il BioIndustry Park Silvano Fumero di Colleretto Giacosa, sede del Polo BioPMed, cluster per l’innovazione della filiera salute e scienze della vita della Regione Piemonte. Cinque squadre da 30 studenti, provenienti da 6 scuole piemontesi, si sono cimentate su “Come facilitare l’accesso alla telemedicina da parte dei pazienti con competenze digitali limitate”. La sfida, presentata da T4Med, divisione di Tesisquare dedicata alla telemedicina, ha visto lavorare insieme studentesse e studenti del Corso di qualifica professionale per operatore socio-sanitario di Apro Formazione Alba, del Liceo Scientifico Statale “Leonardo Cocito”, dell’Iiss Piera Cillario Ferrero, dell’Its Ict Foundation for Information and Commu­nication Technologies, della Fondazione Its Academy Bio­tecnologie Piemonte e del Corso di Laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale. Dopo un primo momento congiunto di team building, curato da B-Teatro di Torino, nell’elaborazione dei loro progetti sono stati supportati da tredici professionisti provenienti dal mondo digitale, informatico, imprenditoriale e marketing, che hanno condiviso con i partecipanti esperienze e competenze. Al termine della fase di progettazione, i team hanno presentato le idee emerse ai cinque membri della giuria, in rappresentanza del partner di progetto Asl Cn2 e dei principali stakeholder della sanità digitale, che hanno valutato le soluzioni proposte secondo diversi parametri fra i quali originalità, innovazione, fattibilità e completezza. A vincere è stata la squadra numero cinque con la sua proposta di ottimizzazione di interfaccia e ampliamento delle funzionalità per pazienti con diverse disabilità. All’hackathon italiano il 13 e 14 marzo 2025 seguirà un hackathon internazionale online aperto a tutte le scuole per coinvolgere e stimolare gli studenti di tutta Europa. Care about It è un progetto europeo che coinvolge 15 partner in 4 nazioni e si propone di creare un nuovo ecosistema della formazione professionale in ambito sanitario combinando i settori tecnologico-informatico e quello socio-assistenziale. Dall’analisi del settore sanitario europeo è emersa la necessità di sviluppare nuovi percorsi formativi per gli operatori socio-sanitari che forniscano competenze digitali specifiche sulla digitalizzazione dei dati, dei servizi e degli strumenti per l’assistenza sanitaria. Sono obiettivi in linea con il programma Eu4Health, adottato come risposta alla pandemia Covid-19, per far sì che gli operatori sanitari arrivino a conoscere e utilizzare le nuove soluzioni di sanità elettronica in modo responsabile ed etico nell’interesse del paziente. Il Finanziamento della Commissione Europea per i 4 anni di durata del progetto ammonta a 3.951.741 euro, con una importante ricaduta sul territorio di Alba, Langhe e Roero pari a circa 406.000 euro. Oltre alla rete territoriale italiana, tutta piemontese, con Asl Cn2 e T4Med capitanate da Apro Formazione, il progetto coinvolge i seguenti Paesi e partner. Nei Paesi Bassi: Noorderpoort Groningen (Coordinatore e capofila del progetto), Drenthe College, PBT/Katapult, Bossers & Cnossen Bv, Netwerk Zon. In Finlandia: Turku Vocational Institute (Tai), Turku City Data Ltd. In Estonia: Tallinn Health Care College, Ida-Viru Central Hospital, Astrec Data OÜ, Tnp Konsultatsioonid OÜ, Tehnopol Apro Formazione è il coordinatore territoriale del progetto grazie alla sua divisione Apro Healtha­ca­re che, con un’esperienza ventennale, è leader nella formazione professionale degli operatori so­cio­sanitari e degli assistenti familiari grazie anche alla collaborazione con l’Asl Cn2 e con il Consorzio Socio-Assistenziale Al­ba-Langhe e Roero. Sono 2.500 i corsisti che Apro Formazione in questi anni ha qualificato nella sede di Alba secondo gli standard qualitativi e operativi richiesti dalla Regione Piemonte, ma molti anche gli operatori e gli addetti delle strutture socio-sanitarie che hanno frequentato corsi di aggiornamento grazie anche alla capacità di Apro di individuare fonti di finanziamento per la formazione del personale aziendale, come fondi interprofessionali e bandi pubblici. Testo a cura di: REDAZIONE IDEAWEBTV.IT
5 dicembre 2024
La Conferenza Stato-Regioni (l’organismo che coordina l’attività concorrente dei due livelli di governo) ha trovato un accordo per aggiornare i cosiddetti livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè la lista di prestazioni mediche che il servizio sanitario nazionale è tenuto a erogare obbligatoriamente ai residenti, in modo gratuito o dietro pagamento del ticket. Per la verità l’aggiornamento risaliva al 2017, e da anni se ne rimandava l’effettiva entrata in vigore per mancanza di soldi: costerà 550 milioni di euro in più allo Stato ogni anno. È una disposizione che ha conseguenze molto concrete perché rende a carico della sanità pubblica una serie di cure, visite e trattamenti che prima si potevano fare solo privatamente, dunque a pagamento: secondo l’ISTAT nel 2023 più del 4 per cento della popolazione ha rinunciato a curarsi per il costo eccessivo di esami e trattamenti. Dal 30 dicembre, giorno in cui entreranno in vigore i nuovi livelli essenziali di assistenza, in tutta Italia queste nuove prestazioni saranno erogate sia nelle strutture pubbliche che in quelle private convenzionate: è probabile che alcuni pazienti non noteranno differenze in alcune regioni, che da anni avevano già iniziato autonomamente a erogare alcune di queste prestazioni gratuitamente o con un ticket, ma solo grazie a risorse proprie. Sono complessivamente oltre 3mila le prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale. Tra le più attese ci sono quelle per la procreazione medicalmente assistita, che prevede una serie di trattamenti per il concepimento e che risulta ancora di difficile accesso in molte parti d’Italia per i suoi costi ma anche per le poche strutture a disposizione. Un’altra novità importante riguarda l’inserimento tra i LEA della diagnosi e del monitoraggio della celiachia, la malattia che rende impossibile assumere cibi contenente glutine senza conseguenze negative sul corpo: si stima che la celiachia colpisca circa l’1 per cento della popolazione italiana, ma è una stima al ribasso anche per le difficoltà nelle diagnosi. C’è stato poi l’inserimento di oltre un centinaio di nuove patologie nell’elenco delle malattie rare: comporterà per le persone affette da queste malattie l’esenzione automatica dal pagamento delle cure necessarie. È stata riconosciuta come malattia invalidante l’endometriosi, una malattia cronica di cui è affetta 1 donna su 10 e che causa la creazione di porzioni di endometrio in altre parti del corpo (l’endometrio è il tessuto che ricopre la cavità interna dell’utero). Saranno anche previsti esami e visite per chi soffre di disturbi alimentari, screening neonatali per patologie finora non previste – come la SMA, l’atrofia muscolare spinale, per cui solo alcune regioni fornivano il servizio – e nuove forme di diagnostica innovativa, come quella molecolare e l’enteroscopia con microcamera ingeribile. I nuovi LEA prevedono anche forme innovative di radioterapia, cioè uno dei trattamenti contro i tumori, come la adroterapia o la radioterapia stereotassica. Ci saranno anche alcune novità sul fronte della protesistica, che includerà nuove prestazioni a carico del servizio sanitario nazionale, come ausili informatici e di comunicazione per le persone con disabilità, attrezzature per adattare gli ambienti in cui vivono e arti artificiali a tecnologia avanzata. L’accordo in Conferenza Stato Regioni ha anche aggiornato oltre un terzo delle tariffe associate alle diverse prestazioni. Semplificando, le tariffe sono la cifra che lo Stato dà alle Regioni per rimborsare il singolo servizio, per esempio gli esami del sangue o una radiografia: se spendono di più dovranno destinare risorse proprie a coprire la differenza. Allo stesso modo le tariffe sono le cifre che le Regioni versano alle strutture private che hanno erogato prestazioni in modalità convenzionata. Testo a cura di: Il Post
5 dicembre 2024
«La sanità pubblica sta crollando. Il male più grande è l’aziendalizzazione spinta». È la predica che da almeno 10 anni ripete Michele Valente, presidente dell’Ordine dei Medici di Vicenza rieletto ai primi di novembre per la quarta volta con la maggioranza assoluta dei voti. Medico di base, 75 anni, sposato, una figlia. È in pensione dal 2o19, ma lavora ancora come libero professionista. Dottore le liste d’attesa sono lunghe, c’è assenza di equità nell’accesso alle cure, se ne parla da troppo tempo, ma la situazione non migliora… «Il Servizio Sanitario Nazionale sta attraversando una crisi profonda. Per curarsi gli italiani devono mettere mano al portafogli. Governo e istituzioni non lo ammetteranno mai, ma stanno facendo di tutto per privatizzare. A pensar male ogni tanto ci si azzecca». Il Governo, la Regione cercano di intervenire con interventi spot. «Sì, comprano le prestazioni da ambulatori privati, ma non sono qualititativamente adeguate, ad esempio fanno ecografie all’addome completo a distanza di 10 minuti una dall’altra. Ho ricevuto più di una segnalazione, in un caso non avevano visto un tumore al pancreas». Per le aziende sanitarie conta davvero solo il budget? «Sembra che conti solo il fatturato, bisogna rispettare il budget, i manager della sanità devono far quadrare i conti in modo ossessivo e schizofrenico. Hanno perso di vista l’obiettivo del Sistema sanitario che è la cura e il benessere delle persone». I 136 miliardi assegnati dal Governo Meloni alla sanità sono la spesa più alta degli ultimi anni. Nonostante questo l’offerta diminuisce. Perché? «Le cure costano sempre di più, alcune medicine – ad esempio quelle oncologiche – sono carissime, le aziende sanitarie investono in tecnologia ed edilizia. Gli anziani aumentano, i malati cronici aumentano, non si fa più prevenzione. Le risorse investite, seppur tante, non sono adeguate ai bisogni di oggi». Soluzioni? «La sostenibilità è un concetto elastico, so bene che non è possibile dare tutto a tutti, per questo bisogna dire chiaramente quello che spetta al cittadino. Servono trasparenza e chiarezza. È una questione di scelte. Se questa è la torta, bisogna definire le priorità e farlo con il buon senso. Perché continuare, ad esempio, ad investire in armamenti? Poi qualcosa si può tagliare: la spesa per le cure termali ad esempio. È interesse dello Stato avere un popolo sano. Un popolo sano consuma meno risorse, è più efficiente e c’è più coesione. E soprattutto c’è meno rabbia tra le persone». A proposito di rabbia. Di recente sono aumentate le aggressioni ai medici in corsia e nei pronto soccorsi il Governo ha inasprito le pene… lei cosa ne pensa? «Le persone non possono attendere 10-12 ore al pronto soccorso senza avere informazioni. La difficoltà ad accedere ai servizi è tanta, è complicato anche solo parlare con il proprio medico di base. La gente fa fatica, è arrabbiata e diventa aggressiva. Inasprire le pene non serve a nulla. Da medico dico che non possiamo militarizzare il sistema, non posso pensare di andare al lavoro con lo spry al peperoncino, siamo per la relazione d’aiuto. Serve più tempo per la relazione, il contrasto è lì. Oggi i medici sono soffocati dalla burocrazia e dalle procedure informatiche a discapito del rapporto con il paziente». Un sorriso e una parola spesso sono più efficaci di una medicina… «Non lo dica a me che credo fortemente nell’ascolto che guarisce. Il paziente non ha solo organi da riparare, ha anche un’anima, dei sentimenti. Lo ripeto sempre ai giovani medici». In Italia i medici ci sono o non ci sono? «Ce ne sono eccome, solo che non vogliono più lavorare nel pubblico. I turni sono massacranti, non c’è tempo per la famiglia. Preferiscono il privato, oppure scappano all’estero dove vengono pagati molto di più. Solo nel 2023 ne sono partiti 500. Da troppi anni in Italia le assunzioni sono bloccate». E le aziende sanitarie tappano i buchi con i famosi “gettonisti”… «Uno spreco immenso di soldi. Ad ogni turno i “gettonisti” guadagnano quattro volte quello che guadagna un medico assunto. Per far tornare i medici nel pubblico servono numeri e compensi adeguati». Perché il sistema preferisce assumere gettonisti? «È sempre una questione di conti da far quadrare, apparentemente. I gettonisti non rientrano nella voce “personale”». Il Papa parla di “povertà sanitaria”. «Due anni fa sono andato in udienza da lui con gli altri 105 presidenti degli Ordini dei medici italiani. Era preparato e preciso. Alcune fasce di popolazione non possono accedere ai servizi sanitari. Il Papa ha ragione». Sempre più persone si “autocurano”. La fiducia nei medici è diminuita? «Il sapere scientifico è all’apparenza diventato alla portata di tutti. Apri un sito e c’è ogni cosa. Bisogna fare molta attenzione alle pubblicità ingannevoli sui social, la recente morte di una giovane siciliana ce lo insegna. Bisogna informarsi bene. In caso di dubbi si può chiamare l’Ordine dei medici, vi darà informazioni precise». È vero che ai medici viene ordinato dall’alto di calmierare le ricette, le prescrizioni ? «Certo. Se sfori vieni richiamato. Se il medico prescrive troppe ricette in fascia B riceve la telefonata dagli amministrativi, dal Cup e viene invitato a farne di più in fascia C. Soprattutto i medici giovani hanno paura. I pazienti a volte hanno ragione ad arrabbiarsi, ma i dottori hanno le mani legate». Anche a Vicenza stanno aumentando le donne medico? «Il nostro ordine cresce di 180 medici all’anno. Abbiamo sempre più donne. Tra gli under 40 i maschi sono 603, le femmine 834. Nella fascia 40-50 i maschi 159, le femmine 322. Anche per questo la professione deve diventare più sostenibile. È giusto che le dottoresse possano conciliare lavoro e famiglia». Testo a cura di: Marta Randon
5 dicembre 2024
Nel settore sanitario, le trasformazioni attese dall’uso dell’intelligenza artificiale sono particolarmente significative. A differenza dell’industria e dei servizi, dove l’AI è prevalentemente impiegata per aumentare l’efficienza e la produzione, in ambito sanitario l’obiettivo principale è migliorare l’efficacia e la personalizzazione dei processi di diagnosi e cura. Ciò include l’assistenza da remoto, la medicina predittiva e la rapidità nell’analisi e sintesi dei dati per la ricerca biomedica. L’introduzione di algoritmi di intelligenza artificiale nei processi di prevenzione, diagnosi e cura richiede un’attenzione particolare alla validità dei dati utilizzati per il loro addestramento e all’affidabilità degli output clinici generati. È fondamentale garantire che questi algoritmi siano scientificamente riproducibili e validati dalla comunità scientifica prima di essere implementati nel contesto sanitario. Solo attraverso rigorosi controlli e verifiche possiamo assicurarci che le tecnologie emergenti contribuiscano in modo sicuro ed efficace al miglioramento della salute dei pazienti. Le analisi basate sull’AI possono generare modelli predittivi per la salute della popolazione, costituendo una base fondamentale per la medicina di precisione. Inoltre, l’AI offrirà un importante supporto all’assistenza primaria, ottimizzando i processi di presa in carico dei pazienti, in particolare quelli affetti da patologie croniche. A tal fine, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede significative risorse per lo sviluppo di una Piattaforma di Intelligenza Artificiale sotto la supervisione di Agenas, destinata a rivoluzionare l’assistenza sanitaria. Indice degli argomenti -IA in Sanità, la gestione del rischio e i profili di responsabilità -Le indicazioni dell’Europa -Libro Bianco sull’intelligenza artificiale -Norme di responsabilità civile extracontrattuale all’intelligenza artificiale -L’AI Act -Responsabilità dell’IA in Sanità: i limiti dell’attuale quadro normativo -La mancanza di trasparenza degli algoritmi -Limitazione della responsabilità: l’art. 2236 del codice civile -Il consenso informato per trattamenti che coinvolgono strumenti di AI -Le evoluzioni in corso nel dibattito europeo IA in Sanità, la gestione del rischio e i profili di responsabilità Per affrontare i rischi associati all’uso delle nuove tecnologie, è fondamentale implementare percorsi formativi che integrino strumenti come la realtà aumentata, favorendo una transizione dalla cultura analogica a quella digitale. Questo approccio è essenziale per promuovere un utilizzo responsabile delle tecnologie, specialmente in un contesto in cui la nozione di rischio sta evolvendo rapidamente. In tale contesto, la gestione del rischio e i profili di responsabilità legati all’AI richiedono un’analisi approfondita, in particolare nel settore sanitario. Un aspetto centrale di questa questione riguarda la regolamentazione dei processi di addestramento delle macchine e il loro aggiornamento, che avviene spesso in modo automatico. A livello comunitario, la responsabilità legata all’uso sanitario dell’AI ha iniziato a ricevere attenzione. Le indicazioni dell’Europa Nel 2017, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con “Raccomandazioni alla Commissione riguardanti norme di diritto civile sulla robotica“, chiedendo lo sviluppo di direttive e strumenti non legislativi, come linee guida e codici di condotta, per ridurre i rischi. È stato sottolineato il principio dello “human in command approach“, che afferma che la programmazione iniziale delle cure e le decisioni finali debbano sempre restare sotto il controllo di un chirurgo umano, per evitare decisioni basate esclusivamente su algoritmi di intelligenza artificiale. Libro Bianco sull’intelligenza artificiale Nel 2020, la Commissione Europea ha pubblicato un Libro Bianco sull’intelligenza artificiale, con l’obiettivo di esaminare l’adeguatezza degli attuali regimi di responsabilità in vari ambiti di rischio, inclusi i diritti individuali, la protezione dei dati personali e i diritti d’autore relativi ai prodotti dell’AI. È emersa un’incertezza normativa sull’attribuzione di responsabilità tra i diversi attori economici coinvolti nella catena di approvvigionamento, dato che lo sviluppo e l’assemblaggio di tecnologie intelligenti richiedono la collaborazione di molteplici soggetti (sviluppatori, produttori, fornitori), complicando l’applicazione dei principi vigenti sulla responsabilità da prodotto difettoso. Il Libro Bianco ha delineato sette requisiti fondamentali per garantire un’AI affidabile: 1) intervento e sorveglianza umana; 2) robustezza tecnica e sicurezza; 3) riservatezza e governance dei dati; 4) trasparenza; 5) non discriminazione ed equità; 6) benessere sociale ed ambientale; 7) accountability. Norme di responsabilità civile extracontrattuale all’intelligenza artificiale Questi requisiti sono essenziali per le strutture sanitarie nel redigere i capitolati per l’acquisto di tecnologie AI. Nel settembre 2022, la Commissione Europea ha presentato una proposta di Direttiva per l’adeguamento delle norme di responsabilità civile extracontrattuale all’intelligenza artificiale. Questa bozza mira a creare un quadro normativo uniforme per i danni derivanti da difetti di programmazione o da violazioni dei doveri di diligenza da parte degli utilizzatori. La proposta definisce anche i soggetti aventi diritto al risarcimento e stabilisce presunzioni riguardanti il nesso di causalità in caso di colpa. In particolare, si evidenziano le violazioni degli obblighi di diligenza, come il mancato rispetto della qualità dei dati di addestramento e dei requisiti di trasparenza. La Direttiva prevede obblighi di trasparenza per i sistemi di AI “ad alto rischio” e stabilisce presunzioni di prova a carico del danneggiato per dimostrare il nesso di causalità tra condotta colposa e danno. Questa normativa avrà un impatto significativo sul regime civilistico e sulla legge Gelli. Inoltre, l’Unione Europea sta lavorando a una proposta di Direttiva che riguarderà la responsabilità per danno da prodotto difettoso, con l’intento di sostituire la vigente Direttiva 85/374/CEE e di adattarla al nuovo contesto digitale, facilitando l’onere della prova per il danneggiato. L’AI Act Inoltre, il 13 marzo 2024, su proposta del Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’UE, il Parlamento Europeo ha adottato il Regolamento noto come AI Act, successivamente approvato dal Consiglio dell’Unione Europea il 21 maggio 2024. Questo regolamento introduce un approccio “basato sul rischio”, stabilendo che le regole per fornitori e utenti devono diventare più rigorose in relazione al livello di rischio associato all’uso dell’AI. Le categorie di rischio vanno da “inaccettabile”, quando l’AI rappresenta una minaccia per la sicurezza delle persone, a “alto”, se può compromettere i diritti fondamentali come il diritto alla salute, fino a “minimo”, che comunque deve rispettare criteri di trasparenza. Responsabilità dell’IA in Sanità: i limiti dell’attuale quadro normativo In un contesto in rapido cambiamento, l’attuale quadro normativo potrebbe non essere sufficiente per identificare i responsabili dei danni in un processo clinico o diagnostico. Ciò include i produttori, sviluppatori e manutentori del software, come evidenziato dalla Commissione Europea. Inoltre, si devono considerare anche le responsabilità delle strutture sanitarie e degli operatori, in conformità con la legge 24/2017, che esclude la responsabilità oggettiva. Un elemento cruciale nella valutazione del nesso di causalità tra danno e attività dell’operatore è il grado di autonomia dei dispositivi impiegati. Con la sentenza n. 7891 del 4 novembre 2021, il Consiglio di Stato ha chiarito la distinzione tra “algoritmo automatico” e “Intelligenza Artificiale“. L’algoritmo automatico è visto come una sequenza definita di azioni, mentre l’Intelligenza Artificiale implica meccanismi di machine learning, in cui il sistema non si limita ad applicare regole predefinite, ma elabora nuovi criteri di interazione tra i dati e prende decisioni autonome in base a tali elaborazioni. Questa complessità rende difficile identificare il soggetto responsabile in caso di danno causato da macchine che utilizzano AI. Le responsabilità possono ricadere sulla struttura sanitaria, che è vincolata a una responsabilità contrattuale verso il danneggiato; sull’operatore, potenzialmente responsabile in base a responsabilità extracontrattuale o per rivalsa; e sui produttori del software, programmatori e sviluppatori. La mancanza di trasparenza degli algoritmi La mancanza di trasparenza degli algoritmi, spesso protetti da diritti di proprietà industriale, può esporre l’operatore a decisioni cliniche influenzate da errori diagnostici delle macchine, generando un rischio di responsabilità oggettiva. Inoltre, l’articolo 5 della legge 24/2017 richiede che gli operatori sanitari seguano linee guida e buone pratiche clinico-assistenziali. Tuttavia, la verifica della conformità degli algoritmi a queste linee guida in contesti di deep learning solleva interrogativi. Chi sarà in grado di effettuare tale verifica? E come si garantirà l’aggiornamento tempestivo e adeguato delle macchine? Quale formazione è necessaria per gli operatori affinché possano operare in sicurezza? L’AI Act, recentemente approvato, impone ai fornitori di sistemi di intelligenza artificiale classificabili come “alto rischio” di sviluppare algoritmi con un livello di trasparenza tale da garantire che l’output sia comprensibile e utilizzabile in modo adeguato. Inoltre, i software basati su AI che sono classificati come dispositivi medici devono essere validati prima della loro immissione in commercio, dato che sono considerati “sistemi ad alto rischio”. Limitazione della responsabilità: l’art. 2236 del codice civile Un’altra questione rilevante riguarda la limitazione della responsabilità prevista dall’art. 2236 del codice civile. Questa norma stabilisce che, nel caso di prestazioni di particolare difficoltà, il professionista non è responsabile dei danni causati per colpa lieve. Ci si chiede se l’implementazione di software nell’attività medica possa escludere la difficoltà di una prestazione oppure, al contrario, aumentarla, richiedendo all’operatore una verifica più attenta dell’intero processo. In caso di contenzioso medico-legale, potrebbe essere opportuno coinvolgere esperti in intelligenza artificiale. Il consenso informato per trattamenti che coinvolgono strumenti di AI Un’altra problematica cruciale riguarda il consenso informato per trattamenti che coinvolgono strumenti di AI. La Cassazione civile, con la sentenza n. 28358 del 10 ottobre 2023, ha sottolineato che per ritenere valido il “libero e specifico” consenso, l’interessato deve essere in grado di comprendere l’algoritmo come un procedimento affidabile per ottenere un certo risultato. Questo algoritmo deve essere descritto in modo chiaro e dettagliato, evidenziando la sua capacità di raggiungere un risultato in un tempo definito. Tali indicazioni devono essere considerate in relazione alle rigorose normative della legge 219/2017 sul consenso ai trattamenti sanitari. Le evoluzioni in corso nel dibattito europeo Di fronte a un contesto di gestione del rischio e responsabilità complesso, è fondamentale avviare riflessioni e approfondimenti che evidenzino sia i significativi vantaggi dei processi di machine e deep learning nella gestione del rischio sanitario—come ad esempio nel monitoraggio delle infezioni ospedaliere attraverso l’analisi di dati complessi o nei dati predittivi relativi alla salute di specifici gruppi di popolazione in relazione a fattori ambientali—sia le criticità nell’individuazione delle responsabilità. Questi approfondimenti potrebbero giustificare un intervento legislativo specifico che tenga conto delle evoluzioni in corso nel dibattito europeo. Testo a cura di: Serena Nanni Privacy Support
5 dicembre 2024
Un investimento di 0,24 dollari per paziente all'anno in interventi di salute digitale, come telemedicina, messaggistica mobile e chatbot, può aiutare a salvare più di 2 milioni di vite da malattie non trasmissibili nel prossimo decennio, afferma un nuovo rapporto pubblicato dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dall'ITU (Unione internazionale delle telecomunicazioni). Questo investimento potrebbe anche evitare circa 7 milioni di eventi acuti e ricoveri ospedalieri, riducendo significativamente la pressione sui sistemi sanitari in tutto il mondo. La pubblicazione intitolata ‘Going digital for noncommunicable diseases: the case for action’ è stata lanciata in occasione di un evento ospitato dal governo del Gambia durante la 79a Assemblea generale delle Nazioni Unite, in collaborazione con l'ITU e l'OMS. "Il futuro della salute è digitale. Ma per rendere questa visione una realtà, abbiamo bisogno sia di risorse che di collaborazione”, ha affermato il direttore generale dell'OMS, il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Nessuna organizzazione può farcela da sola. Invitiamo governi, partner e donatori a unirsi, investire strategicamente e garantire che queste innovazioni salvavita raggiungano coloro che ne hanno più bisogno”. “La rivoluzione digitale ha il potenziale per scatenare una rivoluzione sanitaria”, ha affermato il Segretario generale dell'ITU Doreen Bogdan-Martin. “In ITU, la connettività universale significativa è una priorità perché il digitale è un catalizzatore per raggiungere obiettivi in settori chiave come la salute e l'istruzione. Chiediamo una maggiore collaborazione tra i settori della salute e della tecnologia, incluso lo sviluppo di una solida infrastruttura pubblica digitale, essenziale per la fornitura di servizi sanitari digitali che possano avvantaggiare le persone ovunque senza lasciare indietro nessuno”. Le malattie non trasmissibili (NCD), come le malattie cardiovascolari, il cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche, sono responsabili di oltre il 74% dei decessi globali ogni anno, molti dei quali sono prevenibili. Sebbene siano stati compiuti progressi significativi nella lotta alle NCD, l'integrazione delle tecnologie sanitarie digitali nei sistemi sanitari tradizionali rimane una sfida. Il rapporto mostra che c'è un'urgente necessità di sfruttare queste tecnologie per aumentare gli interventi efficaci e mitigare il crescente peso sui sistemi sanitari in tutto il mondo. Quattro principali fattori di rischio legati al nostro ambiente quotidiano (uso di tabacco, dieta non sana, uso dannoso di alcol e inattività fisica) determinano risposte nei nostri corpi che aumentano anche il rischio di malattie non trasmissibili: pressione alta, obesità, glicemia alta e colesterolo alto. Gli strumenti digitali, tra cui messaggistica mobile e chatbot, possono aiutare gli individui a comprendere i loro fattori di rischio modificabili e incoraggiarli a sviluppare abitudini più sane. Le persone che vivono con malattie non trasmissibili richiedono un monitoraggio regolare e una gestione continua e molte necessitano di cure specialistiche e a lungo termine. Strumenti digitali come la telemedicina possono aiutarli a superare le barriere all'accesso all'assistenza sanitaria. Dati e strumenti in tempo reale per i professionisti sanitari possono anche aiutarli a prendere decisioni informate sui loro pazienti. Mentre oltre il 60% dei paesi ha sviluppato una strategia di salute digitale, spesso manca l'integrazione di nuove tecnologie nell'infrastruttura sanitaria esistente. Il rapporto invita i paesi a investire in infrastrutture pubbliche digitali e a promuovere standard e interoperabilità che possano superare le barriere critiche per realizzare il pieno potenziale della salute digitale. Il rapporto funge da modello per l'azione, integrando l'iniziativa globale dell'OMS sulla salute digitale e la strategia globale sulla salute digitale 2020-2025. Testo a cura di: Quotidianosanità.it
3 dicembre 2024
egli ultimi anni, l’Italia ha avviato un’importante trasformazione digitale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), volta a migliorare la qualità e l’accessibilità delle cure. Al centro di questa trasformazione ci sono il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 (FSE 2.0) e la Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), due progetti chiave che stanno ridisegnando il panorama sanitario italiano. Indice degli argomenti -Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella sanità italiana -L’impiego della realtà aumentata nel settore sanitario -Sfide e opportunità della gestione dei dati in sanità -Fascicolo sanitario elettronico 2.0: una nuova era per la Sanità italiana -Cosa conterrà il FSE 2.0 -Le critifcità del FSE 2.0 -Piattaforma Nazionale di Telemedicina: innovazione per la sanità digitale -Gli obiettivi della PNT -L’intelligenza artificiale in sanità e le sue applicazioni -Realtà aumentata in sanità: innovazioni e sfide -I passi avanti verso un Sistema Sanitario Nazionale efficiente -Gli uteriori step necessari pen un SSN accessibile e sicuro -L’IA per ridurre gli errori e potenziare i servizi Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella sanità italiana L’adozione del FSE 2.0 e della PNT apre la strada all’integrazione di tecnologie emergenti che promettono di rivoluzionare ulteriormente il settore sanitario. L’intelligenza artificiale, con la sua capacità di analizzare vasti volumi di dati, può migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie, fornendo ai medici strumenti predittivi e analitici avanzati. Utilizzando i dati raccolti dal FSE 2.0, gli algoritmi di IA possono identificare pattern complessi e suggerire interventi medici personalizzati, aumentando l’efficacia delle cure e riducendo i tempi di risposta. L’impiego della realtà aumentata nel settore sanitario Parallelamente, la realtà aumentata (AR) sta emergendo come potente strumenti di supporto clinico. Queste tecnologie possono essere utilizzate per la formazione medica, la pianificazione chirurgica e il supporto intraoperatorio, migliorando la precisione e la sicurezza degli interventi. Ad esempio, i chirurghi possono utilizzare visori di realtà aumentata per visualizzare in tempo reale immagini tridimensionali degli organi del paziente, sovrapposte al campo visivo reale, consentendo interventi più precisi e meno invasivi. Sfide e opportunità della gestione dei dati in sanità Queste innovazioni tecnologiche presentano anche nuove sfide, soprattutto in termini di gestione dei dati e privacy. L’uso intensivo di IA e AR richiede l’accesso a dati sanitari sensibili, il che rende fondamentale garantire la sicurezza e la protezione di queste informazioni. Inoltre, l’implementazione di queste tecnologie richiede un aggiornamento delle competenze degli operatori sanitari e l’adozione di nuovi protocolli e standard operativi. Fascicolo sanitario elettronico 2.0: una nuova era per la Sanità italiana Il FSE 2.0 rappresenta un passo avanti decisivo rispetto alla versione precedente, trasformandosi da uno strumento puramente amministrativo a un elemento fondamentale per il supporto clinico. Finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), questo progetto ambizioso mira a uniformare i modelli di archiviazione e i dati sanitari, garantendo una maggiore interoperabilità e integrazione con le infrastrutture regionali di telemedicina. L’obiettivo è creare un sistema coeso ed efficiente su tutto il territorio nazionale, un traguardo che pone l’Italia all’avanguardia in Europa. Cosa conterrà il FSE 2.0 Il FSE 2.0 include una vasta gamma di documenti sanitari obbligatori che ogni regione deve caricare nel sistema. Questi comprendono referti di laboratorio, radiologia, specialistica ambulatoriale, anatomia patologica, verbali di pronto soccorso, lettere di dimissione, profili sanitari sintetici, prescrizioni farmaceutiche e specialistiche, cartelle cliniche, e informazioni sulla somministrazione di farmaci e vaccinazioni. Inoltre, i pazienti possono utilizzare il “Taccuino personale” per gestire autonomamente i propri dati sanitari, anche se questi dati non sono certificati dagli operatori sanitari. Le critifcità del FSE 2.0 Nonostante le potenzialità del FSE 2.0, la sua implementazione ha incontrato diverse difficoltà. Il Garante Privacy ha recentemente avviato procedimenti correttivi contro 18 Regioni e le Province autonome di Bolzano e Trento per non aver rispettato le disposizioni del decreto del Ministero della Salute del 7 settembre 2023. Queste difformità nelle informative possono compromettere i diritti dei cittadini e l’efficienza del sistema, evidenziando l’importanza di una gestione uniforme dei dati sanitari a livello nazionale. Altre difficoltà riguardano la formazione degli operatori sanitari e l’educazione dei cittadini nell’utilizzo di questo strumento come sistema di condivisione delle informazioni più preziose che riguardano la salute dei pazienti, sia affetti da patologie che sani per programmi di prevenzione. Per affrontare queste sfide, sono stati stanziati oltre 300 milioni di euro per la formazione. L’implementazione del FSE 2.0 richiede una stretta collaborazione tra le aziende sanitarie, le regioni e gli enti nazionali per garantire la standardizzazione e l’interoperabilità, essenziali per una gestione sanitaria più efficace e integrata. Piattaforma Nazionale di Telemedicina: innovazione per la sanità digitale Accanto al FSE 2.0, la Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT) è pronta a entrare in una fase cruciale con l’inizio della raccolta dati, grazie alla collaborazione di alcune Regioni pilota. Parte della Missione 6 Salute del PNRR, la PNT è gestita da Agenas e mira a migliorare la presa in carico dei pazienti in tutto il territorio nazionale. La PNT, che sarà presentata ufficialmente il 1° ottobre 2024, è progettata per garantire l’interoperabilità con il FSE 2.0 e l’Ecosistema dei Dati Sanitari (EDS). Questa integrazione è fondamentale per assicurare che i servizi di telemedicina siano implementati in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, facilitando la presa in carico dei pazienti e migliorando la qualità delle cure a livello locale. Gli obiettivi della PNT Gli obiettivi principali della PNT includono: Riduzione delle disparità territoriali: superare le differenze regionali offrendo una maggiore integrazione tra i servizi sanitari locali e le piattaforme nazionali, utilizzando soluzioni innovative e standard condivisi. Miglioramento della qualità clinica: aumentare l’accessibilità ai servizi sanitari e migliorare la qualità delle cure per tutti i pazienti, garantendo un accesso uniforme alle cure di alta qualità. Supporto ai professionisti sanitari: fornire strumenti avanzati e validati ai professionisti sanitari per operare in modo più efficace, sia individualmente che in team multidisciplinari. Facilitazione della deospedalizzazione: promuovere la cura a domicilio e ridurre la necessità di ricoveri ospedalieri, migliorando la gestione delle malattie croniche e acute direttamente nelle comunità locali. L’integrazione della telemedicina con il FSE 2.0 e l’EDS rappresenta un’opportunità unica per rivoluzionare il sistema sanitario italiano, rendendolo più efficiente, accessibile e sostenibile. L’intelligenza artificiale in sanità e le sue applicazioni L’introduzione dell’intelligenza artificiale (IA) nel settore sanitario rappresenta una rivoluzione che sta già mostrando i suoi primi risultati positivi. Uno degli utilizzi più promettenti dell’IA è nell’analisi delle immagini mediche, dove algoritmi avanzati possono rilevare anomalie che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Ad esempio, sistemi di IA sono in grado di analizzare radiografie, risonanze magnetiche e tomografie computerizzate per individuare tumori, microfratture o altre condizioni patologiche con un’accuratezza che spesso supera quella dei radiologi tradizionali. Un altro ambito di applicazione è nella gestione delle cartelle cliniche elettroniche, dove l’IA può aiutare a identificare pattern di malattie, prevedere le probabilità di ricovero e suggerire piani di trattamento personalizzati. Inoltre, i chatbot basati su IA stanno diventando uno strumento utile per il triage e il supporto ai pazienti, rispondendo alle domande comuni e guidandoli verso le cure appropriate. Realtà aumentata in sanità: innovazioni e sfide La realtà aumentata (AR) sta trasformando il modo in cui i professionisti sanitari apprendono e praticano la medicina. Nella formazione medica, gli studenti possono utilizzare visori AR per esplorare modelli anatomici tridimensionali interattivi, migliorando la loro comprensione della struttura corporea e delle procedure chirurgiche. In sala operatoria, i chirurghi possono utilizzare visori AR per sovrapporre immagini diagnostiche direttamente sul paziente, migliorando la precisione durante gli interventi. Questo è particolarmente utile in chirurgia minimamente invasiva, dove la visibilità è limitata. Inoltre, la AR può assistere nella riabilitazione dei pazienti, offrendo esercizi interattivi e feedback in tempo reale per migliorare la mobilità e la forza. In oncologia, la AR è utilizzata per pianificare e guidare trattamenti complessi come la radioterapia, assicurando che le radiazioni colpiscano esattamente il tessuto tumorale, risparmiando al contempo i tessuti sani circostanti. I passi avanti verso un Sistema Sanitario Nazionale efficiente L’implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 e della Piattaforma Nazionale di Telemedicina segna un passo significativo verso la modernizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Questi strumenti non solo miglioreranno la qualità delle cure e l’accessibilità ai servizi sanitari, ma faciliteranno anche una gestione più efficiente e integrata della sanità digitale in Italia. È essenziale, tuttavia, affrontare le sfide legate alla conformità normativa e alla standardizzazione dei processi per garantire che i benefici di queste innovazioni siano equamente distribuiti tra tutti i cittadini italiani. Gli uteriori step necessari pen un SSN accessibile e sicuro La strada verso un sistema sanitario nazionale completamente digitalizzato e interoperabile richiede un impegno costante e una stretta collaborazione tra tutte le parti coinvolte, inclusi il governo, le regioni, le aziende sanitarie e i professionisti del settore. Solo attraverso un approccio coordinato e uniforme sarà possibile realizzare appieno il potenziale del FSE 2.0 e della PNT, portando la sanità italiana al livello successivo e assicurando che ogni cittadino possa beneficiare di cure di alta qualità, accessibili e sicure. In questo scenario si inserisce l’Intelligenza Artificiale che offre una gamma diversificata di tecnologie che si prospettano cruciali per accelerare lo sviluppo dell’Italia nel breve e medio termine. L’IA per ridurre gli errori e potenziare i servizi Già oggi, l’IA sta dimostrando il suo potenziale nel potenziare la produttività delle imprese e ottimizzare l’efficacia della Pubblica Amministrazione, riducendo gli errori e migliorando la qualità di prodotti e servizi. Nel contesto della salute, sta rivoluzionando la prevenzione, rendendo possibili diagnosi più tempestive e trattamenti più efficaci. Socialmente, migliora l’interazione tra cittadini e istituzioni, supporta processi educativi e migliora la qualità della vita, ottimizzando l’uso delle risorse e rafforzando la sicurezza nazionale. Il rapido sviluppo delle tecnologie IA implica una competizione che definirà il nostro futuro, mettendo in luce la necessità di gestire attivamente questa rivoluzione per produrre soluzioni innovative in linea con i nostri valori e le peculiarità del nostro Paese. Infine la realtà aumentata contribuisce alla trasformazione del settore sanitario, migliorando la pratica medica e l’esperienza dei pazienti. Tuttavia, per sfruttare appieno il potenziale dell’AR, è fondamentale sviluppare applicazioni specifiche, garantire l’accessibilità e affrontare le sfide regolamentari e di integrazione. Con una strategia collaborativa, l’AR può radicalmente migliorare la qualità delle cure e spingere avanti l’innovazione medica. Testo a cura di: Vincenzo E. M. Giardino Financial Advisor & Venture Capitalist Raffaele Nudi Strategy Advisor
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